Dopo oramai 5 anni di battaglie giudiziarie era prevista per la giornata di ieri la parola fine alla vicenda, dopo che per anni si è assistito a continui ribaltamenti di decisioni tra volontarietà o meno dell’omicidio della signora Coviello e sulla esistenza o meno del reato di stalking, con una pena finale che oramai sembrava cristallizzata intorno ai 15 anni di reclusione, sebbene anche la Procura Generale avesse impugnato l’ultima decisione adottata dalla Corte di Assise di Appello di Roma in Cassazione, al fine di vedere condannata la signora Arianna Magistri – tutt’oggi agli arresti domiciliari – alla pena dell’ergastolo.
Anche ieri, innanzi alla V Sezione della Suprema Corte, accusa e difesa si sono contrapposte nelle loro valutazioni. Dopo le discussioni del Procuratore Generale, dell’avvocato Dino Lucchetti per le parti civili e dello studio dell’ex Ministro Paola Severino per Poste Italiane, hanno sostenuto le loro tesi l’avvocato Giovanni Aricò, sostituito in aula dall’avvocato Giuseppe Cincioni, continuando a sottolineare l’assenza di volontarietà dell’omicidio in capo alla Magistri, e l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, che evidenziava l’impossibilità giuridica di contestare sia l’aggravante dello stalking che il reato fine di atti persecutori, posto che in tal modo si sarebbe ottenuto una duplicazione di trattamento sanzionatorio per lo stesso fatto reato, espressamente escluso dal Legislatore, sottolineando il contrasto giurisprudenziale formatosi in questi mesi presso le varie sezioni della Suprema Corte, laddove in un caso si era ritenuto possibile procedere così come fatto dalla Corte di Assise di Appello di Roma mentre in una più recente pronuncia si era deciso esattamente in senso contrario, così come invocato dall’Avvocato Cardillo Cupo. Nella tarda serata la V Sezione della Suprema Corte, sentite le diverse ragioni delle parti, riteneva che effettivamente la materia era oggetto di contrasto giurisprudenziale di non facile soluzione, decidendo così con ordinanza di rimettere gli atti alle Sezioni Unite della Suprema Corte, chiamate ora a valutare l’operata rimessione per dipanare la complessa materia, anche alla luce del diverso trattamento sanzionatorio previsto nell’uno o nell’altro caso.
Soddisfazione espressa dall’Avv. Cardillo Cupo per la decisione della Suprema Corte ” atteso che un pronunciamento delle Sezioni Unite sul punto era doveroso e auspicabile non solo per le ragioni della Magistri ma anche per analoghe vicende presenti in Italia sia nei vari Tribunali che nelle Corti Territoriali, che potranno così avere una decisione pilota unitariamente adottata sul punto dagli Ermellini”.
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