Per alcuni dipendenti pubblici l’aspettativa non è retribuita: gli sfortunati

L’aspettativa, il periodo di pausa dal lavoro che un dipendente può richiedere per diversi motivi, può anche non essere retribuita. Ecco quello che devi sapere.

Si parla di un diritto, anche se le regole con cui l’aspettativa viene concessa dipende dall’interlocutore e dal tipo di impiego. Il dipendente pubblico, per esempio, deve capire cosa prevede il contratto collettivo applicabile e quali sono le regole dell’ente in cui è occupato. Per i dipendenti del settore privato, le condizioni dipendono non solo dal contratto di lavoro ma pure dalle politiche aziendali e dalle esigenze specifiche del datore di lavoro.

Quando l'aspettativa non è retribuita
Per alcuni dipendenti pubblici l’aspettativa non è retribuita: gli sfortunati – gazzettinodelgolfo.it

Di norma, durante l’aspettativa, il rapporto di lavoro rimane attivo, ma il dipendente si accorda con il proprio datore di lavoro per non ricevere retribuzione e mette in conto la possibilità di non poter maturare contributi previdenziali, ferie o altre indennità.

Quando l’aspettativa non può essere retribuita: cosa dice la legge

Le uniche forme di aspettativa retribuita sono quelle concesse in base alla Legge 104/1992 e il D.Lgs. 151/2001, ovvero i periodi di congedo straordinario retribuito fino a due anni per assistere un familiare con handicap grave. In molti casi anche il congedo matrimoniale permette di lasciare il lavoro per qualche giorno senza perdere lo stipendio.

Esistono poi leggi che permettono a certi dipendenti di richiedere aspettative retribuite per poter completare un dottorato di ricerca. In generale, l’aspettativa può essere chiesta per motivi personali o familiari. Per esempio per motivi di salute, per curare dei familiari, per questioni di studio, pura volontà di riposo o per altre necessità personali.

uomo e donna al computer
Quando l’aspettativa non può essere retribuita: cosa dice la legge – gazzettinodelgolfo.it

C’è anche l’aspettativa per motivi professionali che può includere periodi di studio, formazione professionale o ricerca. Infine, si può chiedere un periodo di pausa dal lavoro per svolgere funzioni pubbliche elettive. Per esempio se un dipendente vuole candidarsi a delle elezioni o viene eletto avrà la concessione di un periodo di stacco dall’impiego anche di vari anni.

L’aspettativa non è quasi mai retribuita. Questo perché va giudicata come una sospensione volontaria del rapporto di lavoro che il dipendente può richiedere al datore di lavoro o all’ente di riferimento. Il vantaggio rispetto al licenziamento è che il rapporto di lavoro rimane formalmente attivo, consentendo al dipendente di riprendere la propria attività al termine della pausa, sia essa lunga un mese o due o più anni.

Sappiamo però che non tutti i lavoratori possono godere di questa possibilità. Tra coloro che possono ottenere più facilmente l’aspettativa ci sono alcuni dipendenti pubblici, specialmente quelli degli enti locali. La decisione di concedere l’aspettativa non retribuita spetta comunque all’amministrazione, che può accettare la richiesta o respingerla in base alle proprie esigenze organizzative.

Di conseguenza l’aspettativa non retribuita può essere concessa solo perché è giunta una richiesta formale e motivata del dipendente. Bisogna sempre attendere la valutazione del datore di lavoro, che per legge non ha neanche l’obbligo di giustificare il rigetto. Le modalità e la durata massima dell’aspettativa sono spesso stabilite dai contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) applicabili al settore o all’azienda.

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