Perché Quota 103 è stata un flop: solo in 1600 l’hanno richiesta

Sono pochissimi i lavoratori che scelgono di andare in pensione con Quota 103: ecco perché questa misura è un vero e proprio flop.

Negli ultimi anni riuscire ad andare in pensione è diventato sempre più difficile. Senza contare, poi, che spesso gli assegni sono così bassi da non consentire una vita dignitosa ai pensionati. Anche l’età pensionabile è destinata in futuro ad aumentare, per questo motivo il Governo ha introdotto una serie di misure per permettere ai lavoratori prossimi alla pensione di lasciare il servizio con qualche anno di anticipo.

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Perché Quota 103 è stato un flop: solo in 1600 l’hanno richiesta (Gazzettinodelgolfo.it)

Fra queste c’è anche la cosiddetta Quota 103, introdotta per la prima volta nel 2023, che consente di accedere alla pensione con 62 anni di età e 41 di contributi.

Stando però ai dati raccolti dall’Inps, questo meccanismo di anticipo pensionistico si starebbe rivelando un vero e proprio flop, dal momento che sta ricevendo pochissime adesioni.

Il flop di Quota 103: perché nessuno vuole andare in pensione con questa misura

Introdotta per la prima volta nel 2023, Quota 103 consente ai lavoratori di andare in pensione a 62 anni di età e con 41 anni di contributi versati. Nella sua prima versione non prevedeva alcuna penalizzazione sull’assegno, ma dal 2024 l’uscita con Quota 103 è stata vincolata al ricalcolo dell’assegno con il sistema contributivo puro. Un meccanismo riconfermato anche per il 2025.

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Il flop di Quota 103: perché nessuno vuole andare in pensione con questa misura (Gazzettinodelgolfo.it)

 

Non c’è quindi da stupirsi se la misura stia raccogliendo pochi consensi. Come ha spiegato infatti il presidente dell’Inps Gabriele Fava in audizione sulla Manovra presso la commissione Bilancio di Camera e Senato, Quota 103 sarebbe di fatto poco conveniente proprio per via dei tagli sull’assegno. A ciò si aggiunge il “limite all’importo della pensione fino a che non si raggiunge l’età di accesso all’assegno di vecchiaia”.

In altre parole, la misura risulta di scarso appeal perché determina una significativa decurtazione dell’importo pensionistico (circa il 17%). Non bisogna, infine, dimenticare che chi sceglie Quota 103 deve pure aspettare 7 mesi di finestra mobile, che salgono a 9 nel pubblico impiego.

Nel momento in cui è stata introdotta per sostituire Quota 102, questa misura idealmente avrebbe dovuto raccogliere almeno 50.000 adesioni, soprattutto tra artigiani e piccole partite Iva. In realtà i numeri si sono rivelati nettamente inferiori (circa 1.600 domande). Non c’è da stupirsi, specie alla luce di quanto abbiamo appena spiegato.

L’attuale sistema previdenziale permette di fatto di lasciare il lavoro a condizioni più vantaggiose con requisiti analoghi. Per esempio sfruttando la pensione anticipata ordinaria che permette l’uscita con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, senza nuovi adeguamenti all’aspettativa di vita, congelati dalla legge 4/2019 fino al 2026.

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