E’ come scegliere tra Ferrari e Porsche, tra pasta e pizza, tra mare e montagna. La sfida tra FIFA e Pro Evolution Soccer, i due videogame di calcio più amati dagli italiani, è prima di tutto una scelta di campo, un derby tra due culture differenti per due modi diversi di vedere il pallone. Da una parte FIFA dell’americana Electronic Arts, con centinaia di squadre su licenza e un’atmosfera da diretta tv della finale di Champions. Dall’altra l’interpretazione del calcio dei giapponesi di Konami, più concreti e concentrati sul campo. In mezzo, oltre un milione di italiani che ogni anno sceglie da che parte stare. Una sfida che in realtà da qualche tempo ha sempre lo stesso vincitore: FIFA, a forza di novità, esclusive e uno stile di gioco sempre più realistico, è saldamente al primo posto dei videogame più venduti nel nostro Paese. Konami, da dominatrice del mercato, si è trovata a rincorrere, incapace di competere con gli investimenti milionari di Electronic Arts per assicurarsi i diritti di campionati e superstar internazionali, ma anche di rinnovare un gioco sempre troppo uguale a se stesso. Ultimo smacco in ordine di tempo quello di Lionel Messi, che dalla copertina del gioco giapponese è passato a quella di FIFA 14.
Giapponesi alla riscossa. Konami però non si è data per vinta e ha deciso di giocare d’anticipo. Pro Evolution Soccer 2014 arriverà nei negozi il prossimo 20 settembre, una settimana prima del rivale FIFA. E arriverà forte di diverse novità, a cominciare dal nuovo motore grafico Fox Engine. “Siamo ripartiti da zero”, racconta Jon Murphy, Producer del gioco. “Abbiamo imparato dai nostri errori. Il nuovo motore grafico non è importante solo perché migliora l’estetica, ma anche perché ci permette di creare una simulazione più realistica”. Ad esempio, c’è un nuovo sistema di animazioni che calcola il movimento da effettuare in base al peso, all’altezza e all’abilità del giocatore. E, se si tratta di una superstar come Cristiano Ronaldo o Mario Balotelli, ne ricrea anche le movenze tipiche, comprese esultanze più o meno eleganti. “Non solo, grazie al nuovo sistema possiamo gestire i contrasti con molta più precisione: ora il risultato dipende unicamente dalla vostra abilità e dalle caratteristiche fisiche dei giocatori coinvolti. Ovvio che un difensore alto avrà spesso la meglio su Messi nei cross, ad esempio”, continua Murphy. Tante migliorie insomma, che sul campo si traducono in un gioco diverso, più strategico, con un ritmo più compassato. C’è insomma il tempo di ragionare e pianificare al meglio ogni azione. La parte difensiva è più immediata rispetto al rivale FIFA e, dopo un veloce apprendistato iniziale, anche chi è a digiuno di giochi di calcio si ritrova a costruire azioni degne del Milan di Sacchi. O del Barcellona di Guardiola, per i più giovani.
Insomma, sul campo PES 2014 è davvero cambiato, e in meglio. “Abbiamo stravolto il modo in cui il gioco “pensa”. Prima partiva dal giocatore, ora tutto è incentrato sul pallone, il cui movimento per la prima volta è del tutto indipendente dai calciatori. Questo ha un effetto decisivo sullo stile di gioco. Sarà un’esperienza nuova, anche per gli appassionati storici della serie. Abbiamo preso dei rischi, ma siamo sicuri che sia la strada giusta da seguire”, continua Murphy. “Siamo solo all’inizio. Abbiamo anche deciso di spostare parte dello sviluppo in Europa, abbiamo aumentato gli investimenti e stiamo cercando di trattare per ottenere più licenze. I risultati li vedrete molto presto”, assicura. Presto però non significa subito: dal punto di vista di modalità e licenze disponibili, FIFA rimane su un altro pianeta. Per PES ci sono le licenze ufficiali di Champions League ed Europa League, Copa Libertadores e Copa Sudamericana, più la Champions League asiatica. Per i campionati, dovrete accontentarvi di otto tornei nazionali. C’è l’Italia, anche se senza il logo Serie A Tim, ma ci sono assenze importanti come la Premier League inglese, presente ma con nomi delle squadre inventati.
La risposta di FIFA. Oltre trenta stadi, trentatré campionati su licenza, dalla Serie A e B ad altri meno blasonati come quelli sudcoreano o norvegese, tutte le squadre nazionali più importanti. Colonna sonora con brani, tra gli altri, di Vampire Weekend, Miles Kane, Nine Inch Nails, Bloc Party ed Empire of the Sun. Un nuovo motore grafico pensato per la prossima generazione di console. FIFA 14 si presenta così all’ennesima sfida con Pro Evolution Soccer. Ci sarà anche una campagna marketing aggressiva, che ha già coinvolto diverse star: da Stephan El Sharawy, che andrà sulla copertina del gioco insieme a Messi, ad altri calciatori come Bale del Real Madrid, il giocatore più costoso della storia. Tanta forma, ma anche tanta sostanza. “Per il 2014 abbiamo raddoppiato gli sforzi. FIFA non solo uscirà sulle console attuali, ma sarà disponibile al lancio anche di Xbox One e PlayStation 4”, racconta entusiasta David Rutter, produttore esecutivo di FIFA. Rutter, inglese, quarantacinque anni, è l’artefice del successo del gioco Electronic Arts. Che non è solo nella completezza delle licenze disponibili, ma anche in una simulazione sul campo sempre più avvincente. “Quest’anno abbiamo lavorato molto sulla fase difensiva, in particolare sui contrasti. Il nostro obiettivo è stato quello di velocizzare il ritmo delle azioni, rendere tutto più fluido”, spiega.
Piccoli miglioramenti per un titolo che, pad alla mano, ha un bilanciamento davvero invidiabile. Il sistema di controllo è un po’ più complicato rispetto a PES e richiede più pratica, ma permette anche un maggior controllo sul pallone. FIFA è un prodotto maturo, che ha raggiunto un equilibrio. Se è vero che la fase difensiva, ancora una volta, richiede un certo impegno (imparare a difendere può fare la differenza, soprattutto se giocate online contro altri avversari in carne e ossa), è anche vero che la costruzione delle azioni è spettacolare, grazie anche all’ottima intelligenza artificiale di compagni ed avversari.
Fuori dal campo non mancano novità. Come l’introduzione delle leggende del passato, in esclusiva però per la versione Xbox: giocatori come Ruud Gullit, Gianfranco Zola, Marco Van Basten o Filippo Inzaghi, senza dimenticare il campionissimo Pelè. “Vogliamo permettere agli appassionati di creare la squadra dei loro sogni”, spiega Rutter. “E magari affrontare una stagione via internet insieme a un amico, giocando in due per la stessa squadra. Uno potrebbe essere Paolo Maldini, l’altro Fabio Cannavaro. Sarebbe una bella coppia in difesa, no?”, continua Rutter sorridendo. Vero, ma non chiedete agli italiani di stabilire chi sia il più forte dei due. Sarebbe come decidere tra la pasta e la pizza, tra il mare e la montagna. O tra FIFA e PES.
fonte repubblica.it