I pediatri ed i nutrizionisti promuovono il pesce azzurro. La sardina, così, imbattibile nel suo rapporto qualità/prezzo, diventa la regina indiscussa delle tavole italiane. Le sardine, per molti anni denigrate dall’erronea idea che il loro grasso potesse essere dannoso e considerate un pasto ‘povero’, utile solo da mettere in scatola come alimento di sopravvivenza, tornano ora in auge grazie alla crisi (sembra strano dover ringraziare la recessione economica) ed alle loro grandi proprietà nutritive. Con le sardine alla riscossa gamberi e gamberetti, vongole e pesci di grandi dimensioni sono, così, costretti ad andare in ‘pensione’.
Il consumo del pesce azzurro è fortemente consigliato dalla Società Italiana di Nutrizione Umana grazie al contenuto di acidi grassi buoni Omega3 (che favoriscono la crescita e lo sviluppo infantili ed aiutano a controllare la pressione, ridurre il colesterolo e migliorare il tasso delle funzioni cardiache) ed alla grande quantità di proteine A, B12, D ed E e di minerali come lo iodio, il ferro, il fosforo ed il calcio.
Il pediatra Italo Farnetali rilancia l’appello a riscoprire le tradizioni ai fornelli e invita a mettere più mare nel piatto dei bambini, per combattere le epidemie di sovrappeso ed obesità, il diabete e la sindrome metabolica. “Il pesce azzurro -spiega il pediatra- è un alimento importantissimo nella dieta dei piccoli e va proposto tre volte a settimana, due a pranzo e una a cena, quale alimento alternativo ad altri cibi proteici come formaggi, uova e carne. I bambini lo accettano volentieri a patto che sia ben spinato e riconoscibile, cioè non mascherato da creme e salse. I bambini, infatti, vogliono sempre sapere quello che mangiano”. Il pesce azzurro, in ogni caso, è buono in tutte le ‘salse’: arrosto, al forno, al cartoccio, alla griglia o bollito. Basta aggiungere un po’ di sale iodato dopo la cottura e servirlo sul piatto accanto ad un contorno adeguato ed il gioco è fatto. Ovviamente è essenziale che i prodotti siano molto freschi ed è importante che non vengano cucinati per un tempo eccessivo, in modo non perdere l’efficacia e le proprietà degli acidi grassi essenziali precursori e derivati.
Via libera quindi a sardine, sgombri ed acciughe (le tre specie più pescate), ma anche ad altri pesci meno conosciuti, quali le aguglie, le alacce, i cicerelli, le costardelle, i lanzardi, gli spratti ed i suri oltre a molti altri esemplari ittici che, per dimensioni e forme, non hanno nulla in comune con i pesci azzurri più conosciuti, basti pensare al tonno o al pesce spada, ma anche all’alalunga, all’alletterato, al biso, alla lampuga ed alla palamita.