Piero Angela a Gaeta: “il mio lungo viaggio”

di Krizia Celano
 
Presentazione letteraria a Gaeta Medievale lo scorso 25 luglio da parte di Piero Angela.
Protagonista è il suo nuovo libro, “il mio lungo viaggio”, scritto per l’avvicinarsi dei suoi 90 anni e prevalentemente autobiografico.
Difatti, Angela ha dichiarato che a differenza di tutti i programmi di cui è stato l’ideatore nonché di libri ed articoli da lui scritti, quest’ultimo lavoro non è stato ideato a scopo divulgativo scientifico, bensì per offrire una visione attiva e coinvolta dei cambiamenti e del progresso di quasi un secolo.
Nato nel 1928, Piero Angela racconta la sua infanzia, la sua passione per il pianoforte e per la musica jazz, gli anni della seconda guerra mondiale e della guerra fredda.
Vengono menzionati inoltre i suoi familiari più cari e la vita lavorativa del padre Carlo, direttore di una clinica psichiatrica a San Maurizio Canavese.
Lì rimasero per tre anni durante la guerra, anni in cui suo padre, antifascista della prima ora, aveva salvato molti ebrei accogliendoli sotto falso nome ed istruendoli su come fingersi falsi malati.
Testimone oculare di due secoli, Angela ci racconta in modo vivido l’Italia degli anni Trenta e Quaranta, gli anni esaltanti del miracolo economico, la nascita della televisione, la sua straordinaria carriera di giornalista: prima cronista, poi inviato, poi inventore e conduttore di programmi che hanno contribuito a diffondere tra gli italiani una cultura scientifica.
“Una delle prime occasioni di avvicinarmi alla scienza la ebbi quando mi regalarono l’Enciclopedia dei ragazzi,il mio volume preferito, il più consunto, era quello dei Perché?Probabilmente lì è nato il piacere di capire”. 
Affiancato a Gaeta dal calore della sua famiglia, Piero Angela ha ricevuto un omaggio tutto a suon di jazz con il gruppo musicale partecipe dell’Umbria jazz festival “accordi disaccordi” , il quale, con brani editi ed inediti, si è esibito ripetute volte ottenendo applausi soddisfatti da parte dello scrittore.
Maestro di ars oratoria e di cultura, è diventato una figura di riferimento non solo per chi già lo conosceva ma soprattutto per le generazioni nascenti.
La sua passione infatti è trasmessa tangibilmente all’ascoltatore ed al lettore che a sua volta si appassiona con facilità e naturalezza al sapere ed alla cultura. 
Punto cardine di Angela, infatti, è quello di farsi comprendere da tutti, di saper arrivare ad ognuno: “la televisione di oggi è fondamentalmente basata sull’emotività. L’informazione stessa è massimamente emotiva. Alcuni obiettano: se non fai così la gente se ne disinteressa.
Replico che questa è solo la via più sbrigativa per dare informazioni.
Esiste un modo più razionale, ma non per questo meno avvincente.
Approfondire un argomento vuol dire anche trovare le tecniche di un racconto”.
Difatti, nel suo libro lo scrittore racconta i suoi “riti” prima del debutto: dietro le quinte chiede ad un passante o ad un qualsiasi collaboratore di ascoltarlo in una spiegazione; se questi comprende vuol dire che il lavoro è stato efficace, se avviene il contrario invece Angela sente la necessità di cambiare finché il tutto non risulti esaustivo.
Mettersi nei panni dell’altro, difatti, è una dote che pochi hanno e che caratterizza appieno la personalità dell’autore.
Riguardo i giovani, egli è irremovibile: invogliarli alla cultura.
Per questo, nel suo libro Angela racconta quanto le difficoltà storiche ed economiche ci siano sempre state nei tempi passati, ma valorizza soprattutto l’acquisizione di diritti prima inesistenti.
I giovani di un tempo erano abituati continuamente al “devi” e mai al “diritto di non”.
Per questo, spinge ognuno a dare valore a sé stesso e decide di mettersi in gioco forse per la prima volta completamente. 
Ciò che si può offrire agli altri è un dono prezioso ed un regalo che, a suo modo, Piero Angela ha scelto di dare da molto tempo già.
Con l’augurio che le sue parole possano essere un invito a vivere appieno tutte le cose e poter essere apprezzate poiché pienamente vissute, egli dichiara:”per fortuna ci sentiamo tutti eterni.
Ed è per questo che cavalchiamo sino alla fine”.
 

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