In onda questa sera alle ore 23:45 su rai tre
Una puntata dedicata a un’autentica leggenda dell’atletica leggera mondiale: Pietro Mennea, che per 17 anni ha detenuto il record del mondo di velocità.
Accadeva a Città del Messico il 12 settembre 1979, il giorno in cui Mennea avrebbe riscritto per sempre le regole dello sport: lui, così piccolo e mingherlino, 179 centimetri per appena 66 kg di muscoli da sbandare in curva tanto era leggero, proprio lui sarebbe riuscito in un’impresa che nessun gigante della velocità avrebbe eguagliato per anni. Bisogna aspettare il 1996 e un campione tutto muscoli come l’americano Michael Johnson perché il record di Mennea passi di mano. Ma non la sua storia e il suo insegnamento. La vita di Pietro Mennea, giunta al termine proprio nel marzo di quest’anno, è stata esemplare per tutti gli amanti dell’atletica e gli sportivi di ogni tipo.
Una vita fatta di rinunce e sacrifici, fin dalla più tenera età, trascorsa in una modesta famiglia di Barletta, da cui Pietro apprende un’educazione solida e l’etica del sacrificio. Nelle sue radici si fonda anche il suo mito: è sulle strade di Barletta che dà vita alle prime leggendarie corse: il giovane Pietro gareggia e vince perfino contro le automobili. A raccontarci dei suoi primi passi intervengono le voci di amici e famigliari come sua sorella Angela e suo cugino Ruggero Mennea. Più tardi invece il racconto passa a colui che più di tutti ha saputo forgiare quella tempra dura: l’allenatore Carlo Vittori. A Formia, luogo prescelto per il ritiro e il proprio allenamento, tra Mennea e Vittori nasce un rapporto unico: in spossanti giornate di allenamento, per 365 giorni l’anno, Vittori forma lo sprinter più veloce e resistente che l’Italia abbia mai visto. I risultati non tardano ad arrivare. Mennea diventa uno dei più forti velocisti d’Europa, i suoi duelli con il russo Valerij Borzov infiammano le piste di mezza Europa, a partire dal bronzo che il giovane Mennea riesce a conquistarsi alle Olimpiadi di Monaco del 72.
Il traguardo dell’Oro olimpico arriverà invece 8 anni più tardi, a Mosca nel 1980, a raccontarlo e farci rivivere l’emozione di quei giorni, saranno i compagni della squadra di atletica e gli amici del tempo. Il racconto della sua vita da record è completato dalle voci dei rivali Valerij Borzov e Allan Wells, e da quelle dei compagni di staffetta Pavoni e Tilli.
E infine, dalla voce della donna che più di ogni altra gli è stata accanto: sua moglie Manuela Olivieri.
Fonte: http://www.sfide.rai.it/
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