E’ l’ultima fatica di questa coppia artistica che da più di vent’anni lavora fuori dai percorsi del teatro “ufficiale”. Antonio Rezza e Flavia Mastrella sono di scena domani sabato 3 gennaio al teatro Remigio Paone con “Pitecus”, evento promosso dall’Assessorato alla Cultura nell’ambito della rassegna “Natale a Teatro”. Inizio alle ore 21, biglietto di ingresso di 5 euro (prenotazioni via mail agli indirizzi prolocoformia@gmail.com o comunicazione.ssannunziata@gmail.com o via telefono al 342 3214015).
Protagonista dello spettacolo è l’uomo inteso nei suoi tratti più bestiali. Nei colorati quadri di scena della Mastrella – una sorta di sipario nel sipario – si inseriscono i tipi umani di Rezza. C’è Gidio che vive chiuso in casa; Fiorenzo, uomo limbo, che sta male fisicamente; il professor Stella, videodittatore dipendente che mostra a migliaia di telespettatori alcuni malati terminali; un padre logorroico che non si capacita dell’omosessualità del figlio; Saverio, disinvolto ed emancipato, che prende la vita come viene; Mirella prega Dio per essere assunta alle poste; Roscio frequenta una nuova compagnia di amici che lo sbeffeggiano; la bella addormentata non prende sonno ed il re, stanco di capricci, tenta di asfissiare il corpicino del bambino.
I personaggi parlano un dialetto frastagliato e tronco, si muovono nervosi, fanno capolino dalle fessure e dai buchi dei vasi di stoffa variopinti, dando il senso di quartieri popolari dove il gioco e la fantasia alzano il vessillo dell’incomprensione media.
Il quadro di scena è la scenografia mista al costume. Ogni storia ha il suo habitat, ogni personaggio il suo contenitore umano, diverso ma altrettanto mortificato e mortificante. Lo spettacolo analizza il rapporto tra l’uomo e le sue perversioni: laureati, sfaticati, giovani e disperati, pluridecorati alla moralità che speculano sulle disgrazie degli altri, persone che cedono alla routine, individui che vendono il proprio corpo in cambio del benessere materiale, esseri che viaggiano per arricchire competenze culturali che sono puramente esteriori e superficiali.
E’ un microcosmo disordinato quello in cui si agita questo andirivieni di gente: stracci di realtà si susseguono senza filo conduttore, sublimi cattiverie rendono comici ed aggressivi anche gli argomenti più delicati. I personaggi sono brutti nell’aspetto e nella dimensione interiore. Sprigionano qualunquismo e, al tempo stesso, boria e ignorante tracotanza.
“Pitecus” si scaglia contro la cultura dell’assopimento e della quiescenza creativa per riaffermare, attraverso il teatro, l’insostituibile valore della ragione.