Il Lago di Paola, anche noto come lago di Sabaudia, è uno delle formazioni lacustri del litorale sabaudiese di cui ultimamente si è parlato sulle cronache locali soprattutto per due motivi: per l’avvistamento di schiuma sulla superficie delle sue acque e per l’eterno contendere circa la proprietà del lago costiero tra alcuni politici locali e i legittimi eredi.
Scorgere montagne di schiuma sulla superficie di un lago è spia di una sicura presenza di sostanze inquinanti, come giustamente hanno segnalato agli inizi del mese di febbraio due ambientalisti locali, Giorgio Libralato e Angelo Bonelli. Una circostanza tale diventa ancor più preoccupante se a risultare così compromessa è un un’area in cui coincidono diversi livelli di tutela. Il Lago di Paola infatti è: un SIC – Sito di Interesse Comunitario, una delle “Zone Umide di Interesse Internazionale” ai sensi della Convenzione di Ramsar, oltre che facente parte del Parco Nazionale del Circeo riconosciuto come Zona di Protezione Speciale (ZPS). Da ultimo, il Parco è stato recentemente riconosciuto nella sua totale estensione come area MAB – “MAN and BIOSPHERE”, programma internazionale di protezione e tutela ambientale promosso dall’UNESCO.
Da ciò deriva che questo lago costiero gode direttamente delle tutele di numerose disposizioni normative di portata generale ma anche di protezione più puntuale garantita degli strumenti di pianificazione e di gestione, come il Piano per il parco, il Regolamento del parco ed altri, testi redatti dall’Ente Parco Nazionale del Circeo.
Proprio nel Piano del Parco si parla addirittura della “questione specifica del Lago di Paola”, con la quale lo stesso Ente Parco ammette la presenza di un inquinamento derivante dalle attività antropiche, soprattutto dall’agricoltura. Nei campi circostanti al lago all’interno del Parco, infatti, sono presenti coltivazioni tradizionali e serricole sui terreni categorizzati come “Aree di protezione” nei quali, invece, dovrebbe essere praticata solo agricoltura di tipo biologico, come prescritto dalla norma nazionale risalente agli anni ‘90, per la quale nessun ente territoriale ha posto ancora le basi per una riconversione obbligata. Altro problema sono gli scarichi non allacciati alla fognatura circumlacuale ultimata dal Comune di Sabaudia negli scorsi anni, che comportano lo scarico dei reflui e delle acque nere per dispersione sui terreni o direttamente .
La questione della pubblica proprietà del Lago di Paola, poi, è un argomento che ciclicamente risale alle cronache locali come volano di attrazione dell’opinione pubblica ed è sicuramente casuale l’interessamento della politica locale spesso in concomitanza dell’avvicinarsi delle tornate elettorali amministrative. La natura privata di questo bene non ostacola, di fatto, la responsabilità massima per la tutela in capo all’Ente Parco – e quindi non del privato – dell’intero Parco del Circeo e, quindi, anche del Lago di Paola, come statuito dall’art. 5 delle norme tecniche di attuazione del Piano del Parco.
Questi sono i motivi (meglio approfonditi nell’interrogazione a cui si rimanda per una scorrevole lettura) per cui è stato richiesto l’intervento del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare invocando la legge quadro sulle aree protette che prevede l’intervento di questo dicastero “in caso di necessità ed urgenza” per prescrivere “le modalità di attuazione di lavori ed opere idonei a salvaguardare l’integrità dei luoghi e dell’ambiente naturale”, coinvolgendo tutti gli enti amministrativi locali di riferimento (Regione, Provincia, Sindaci delle quattro province che affacciano sul Parco, Arpa Lazio) e il gestore del Sistema Idrico Integrato dell’ATO4 per porre fine all’atteggiamento di inerzia che sta causando gravi danni al Lago di Paola e al Parco Nazionale del Circeo tutto.
Link Interrogazione –> http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=17&id=1007901
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