“La partecipazione a tale corso è da considerarsi obbligatoria; il mancato rispetto della presente convocazione senza valida giustificazione verrà valutato ai fini disciplinari”.
Adesso i vertici Asl pontina usano i toni duri per imporre al personale riottoso l’accettazione di compiti “che non spettano alla categoria”. E’ il caso del perentorio obbligo alla frequenza del corso di formazione aziendale per l’utilizzo dei POCT (Point of care testing) fissato per giovedi 3 settembre, dalle 14,00 alle 17,00, presso l’ospedale di Fondi. Unico, in tutta la provincia, il presidio ospedaliero di via San Magno è stato obbligato a usare i Poct, strumento per svolgere le analisi al paziente trasportato al Pronto Soccorso in assenza del servizio h24 del laboratorio analisi. Dopo il rifiuto di circa 80 infermieri a piegarsi a questo aut-aut, l’azienda ha inviato a 32 destinatari la convocazione forzata di cui sopra a firma del dott. Alfredo Cordoni, direttore sanitario aziendale, e dei direttori del Presidio centro e della direzione della stessa zona Sergio Parrocchia e Maurizio Di Nora. In altre parole “O vieni al corso POCT o prendo provvedimenti nei tuoi confronti!”.
Da parte degli infermieri si fa notare che questo compito è di competenza dei tecnici. “Pensate alle conseguenze penali per l’infermiere operatore –interviene Lucio De Santis, responsabile del Comitato Pro Ospedale, in prima linea, insieme alla Fondazione San Giovanni di Dio nel difendere i diritti del malato e degli operatori- se una analisi dei Poct dovesse rivelarsi errata con conseguenze tragiche per il paziente. Tarare, predisporre l’apparecchiatura, leggerne il risultato, dargli una certificazione ufficiale con una firma è compito di un tecnico e non di un infermiere. Se è vero che la Regione ha disposto l’utilizzo, in terra pontina, nel solo ospedale di Fondi, non però ha specificato chi deve utilizzarli, essendo più che logico che a usarli deve essere personale tecnico. Si provveda invece a rendere attivo h24 il laboratorio analisi, i cui risultati sono affidabilissimi. Da parte nostra –conclude De Santis- siamo prontissimi a fornire tutta l’assistenza legale agli infermieri schiavizzati da decisioni scellerate e che potrebbero essere anche lette come pericolose pratiche dal grande rischio letale per gli assistiti”.
Orazio Ruggieri
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