Nel premettere che la tariffa del servizio idrico da applicare alle utenze delle isole di Ponza e Ventotene non può essere quella utilizzata dal gestore Acqualatina S.p.A. in quanto l’art. 6 della Legge dello Stato n°378/67 – tutt’ora vigente – prevede espressamente che l’approvvigionamento idrico a carico dello Stato viene a mancare “qualora i Comuni delle isole minori vengano adeguatamente riforniti di acqua potabile mediante impianti che utilizzino eventuali risorse idriche locali od impianti autonomi di altro genere”. Allo stato attuale queste condizioni non si verificano.
Il gestore Acqualatina ha previsto, dopo la presa in carico del servizio per le isole, la realizzazione di impianti mobili di dissalazione (Skid) con lo scopo anche di bypassare le normative in materia ambientale, modificando però in maniera unilaterale il Protocollo di intesa sottoscritto nel 2015 tra Regione Lazio, Ente d’Ambito ATO 4, Comune di Ponza, Comune di Ventotene ed Acqualatina S.p.A. che invece prevedeva la realizzazione di impianti definitivi entro l’anno 2019. Nel citato Protocollo di intesa, la Regione Lazio si è fatta carico del costo per il trasporto dell’acqua per le isole fino all’anno 2019.
Sembra di assistere ad un “dialogo tra sordi”: da una parte vi sono coloro che invocano da anni il rispetto delle due Leggi dello Stato a favore dei cittadini delle isole minori e dall’altra, quelli che hanno come obiettivo il raggirarle.
Oggi, mentre i maggiori attori vessati dalla TARIFFE sono le utenze isolane (con tariffe quasi raddoppiate) e tutte le altre dell’ATO4, c’è da chiedersi perché i Sindaci delle isole, che con tempestività ed enfasi sottoscrissero nel 2015 il citato protocollo d’intesa, omisero di inserirvi le necessarie garanzie a tutela dei loro concittadini aprendo ulteriormente la strada al gestore Acqualatina con l’accoglimento delle richieste di oneri aggiuntivi a carico della tariffa provinciale dell’ATO4.
Per noi isolani non ci sono più santi da invocare, ma un appello – se ci è consentito – vorremmo rivolgerlo, in primis, ai rappresentanti della politica provinciale e regionale affinché sia ribadita la ferma volontà di ricercare con gli isolani la giusta soluzione ai problemi del rifornimento idrico. Sarebbe un giusto e dovuto segnale di attenzione verso la condizione di isolani che, abitanti di piccoli lembi di terra bagnati dal mare e vessati dal vento e figli di territori di confino, oggi urlano per non essere sopraffatti dalla perfida ingordigia umana.
La Regione Lazio nel ruolo di coordinatore istituzionale, non può esimersi dal compito del definire i rapporti fra le leggi statali (la n. 307 del 9 maggio 1950 e la n. 378 del 19 maggio 1967) e la legislazione regionale in materia di gestione di risorse idriche integrate e gli Enti locali.
Inoltre, gli isolani pongono un’altra domanda: perché la scelta dei dissalatori per le isole Pontine venne inserita nel ”Piano d’Ambito” di ATO 4 dell’anno 2000, successivamente approvato dalla Regione Lazio, senza che la stessa Regione avesse provveduto ad annullare tutti gli atti amministrativi assunti in precedenza, adottando per le isole Pontine interventi progettuali carenti di analisi comparativa tra i vari sistemi di approvvigionamento (di tipo tecnica, economica-finanziaria edambientale)?
In considerazione di quanto detto, se da un lato è discutibile tutto ciò che è stato finora deliberato per la gestione del servizio idrico integrato da parte di ATO4, dall’altro appare indispensabile ed opportuno proporre e chiedere:
a) uno “studio di fattibilità attualizzato”, che definisca per ciascuna isola la soluzione tecnica da adottare per l’approvvigionamento idrico, fondata su idonea e documentata comparazione tecnica–economica e gestionale, e con l’obiettivo di una scrupolosa tutela degli ambienti marini e terrestri di questi fragili territori insulari;
b) la creazione di un Sub-ambito per le isole del Lazio, che veda i cittadini isolani partecipi e consapevoli delle priorità e delle necessità di ciascun territorio, al fine di pianificare un’azione coordinata di medio e lungo termine, venuta purtroppo a mancare in questi ultimi vent’anni dall’istituzione dell’ATO 4;
c) Un “nuovo protocollo d’Intesa” che, nello spirito delle Leggi dello Stato, recepisca i principi e gli indirizzi che il legislatore ha inteso assegnare a questi territori, per uno sviluppo rispettoso dell’ambiente e della crescita economica delle popolazioni insediate. Prof. Antonio Impagliazzo
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