“Un progetto di ricerca sperimentale partito nel 2012, costato due milioni di euro ma i cui risultati non avevano mai visto la luce. Sembra uno scherzo e invece non lo è: si chiama Samobis e si proponeva di innovare il monitoraggio dei mari costieri e la salvaguardia della biodiversità marina. Anni di ingiustificata attesa ma infine ecco i primi dati del progetto sulla situazione dei mari del basso Lazio (Formia, Gaeta e Minturno), dal 19 febbraio 2010 con delibera regionale n°116 designato come area sensibile, e dei laghi di Fogliano, Sabaudia e Caprolace”.
Lo studio commissionato dalla Provincia di Latina – Assessorato all’Ambiente – si concluse nel 2015 e partiva dalla premessa che “i metodi attualmente in uso non possiedono la sensibilità sufficiente a scorgere alcune emergenze ambientali in particolare quelle dovute a inquinanti azotati derivanti da reflui agricoli, zootecnici e fognari che, seppure vengono diluiti velocemente dal movimento delle acque marina riducendone la concentrazione, con il loro passaggio possono danneggiare gli organismi marini”.
Cominciamo oggi con la pubblicazione integrale dei dati elaborati da A.R.P.A. Lazio, di cui siamo venuti in possesso attraverso un accesso agli atti e delle relazioni già pubblicate dal docente incaricato per la parte relativa agli studi portati avanti dal dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università La Sapienza di Roma Professor Loreto Rossi. Quello che emerge dalla ricerca è scritto a chiare lettere e, lo ripetiamo, mai è stato diffuso dagli organi che lo avevano commissionato: “La forte urbanizzazione, l’espansione turistica, in associazione a attività agricole, zootecniche e di acquacoltura (di cui da anni era prevista una delocalizzazione mai avvenuta ndr), sono le principali forzanti antropiche che, insieme a pressioni di origine naturale, hanno provocato, negli ultimi decenni, il deterioramento della qualità ambientale della fascia costiera del golfo di Gaeta; pertanto, le condizioni ambientali delle acque marine costiere del golfo di Gaeta sono da considerarsi critiche, non tanto per la presenza di uno specifico fattore di alterazione quanto per la concomitante presenza di più fonti di alterazione che in un contesto semichiuso e a scarso ricambio creano uno stato di notevole stress ambientale rispetto alle condizioni medie tirreniche. La condizione generale dello stato trofico delle acque marino costiere laziali è tendenzialmente da ritenersi di tipo mesotrofico, con fenomeni di eutrofizzazione che si sviluppano principalmente nelle acque antistanti le foci dei principali fiumi o in aree sottoposte a scarichi urbani”.
Quest’attività di divulgazione dei dati serve a coinvolgere chiunque sia interessato a partecipare alla fase conoscitiva e divulgativa della ricerca. Credo fortemente che tutti debbano avere libero accesso alle informazioni relative al nostro territorio ed in particolare alle acque che lo bagnano per una maggiore consapevolezza e conoscenza dell’ambiente che ci circonda.
Seguirà anche da parte nostra un’azione più approfondita per quanto riguarda le parti più tecniche che non mancheremo di divulgare con ogni mezzo a nostra disposizione”.
Lo scrive Gaia Pernarella, portavoce in consiglio regionale del Movimento 5 Stelle.
Cliccando al link, i dati integrali di Arpalazio e le prime pubblicazioni dell’Università La Sapienza: link
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