L’influenza delle attività umane sulla natura, la strana storia di questo insetto che ha modificato il suo colore per adattarsi ai cambiamenti.
La Terra nel corso della sua storia ha subito cambiamenti profondissimi, anche in assenza dell’essere umano. Anzi una delle caratteristiche della natura è proprio la sua trasformazione continua, la costante evoluzione e cambiamento nel corso del tempo. Ma ora questi mutamenti avvengono a ritmi frenetici, mai sperimentati prima con effetti imprevisti sugli equilibri dell’intero ecosistema gobale.
Se in precedenza i mutamenti avvenivano nell’arco di migliaia se non di milioni di anni, con le attività umane i tempi sono bruscamente accelerati. La conseguenza è che tutti gli esseri viventi si devono adattare rapidamente o scomparire. Uno studio condotto dall’università di Otago, in Nuova Zelanda ha mostrato ancora una volta la stretta relazione tra attività umana e cambiamenti ambientali.
I plecotteri o Zelandoperla, insetti autoctoni della Nuova Zelanda, hanno sviluppato una curiosa ed efficace strategia di sopravvivenza: imitare la livrea (il colore) di un insetto simile (l’Austroperla), ma con la caratteristica di essere estremamente tossico. Produce infatti cianuro e risulta dunque inavvicinabile per i predatori.
I plecotteri si sono specializzati nell’imitazione del colore scuro, quasi nero, dell’Austroperla velenoso, attraverso mutazioni genetiche che hanno favorito questo mimetismo, una strategia molto diffusa in natura. Quindi gli uccelli dell’habitat forestale del Zelandoperla si tenevano lontani dai mimi, confondendoli con l’altra specie velenosa. Le cose sono drasticamente cambiate con l’arrivo dell’uomo in Nuova Zelanda e in particolare degli europei nel XIX secolo.
Infatti la veloce deforestazione apportata ha distrutto gran parte dell’habitat dell’Austroperla, riducendo la presenza di questo insetto e di moltissimi uccelli insettivori. Si è modificato quindi il sistema predatorio preesistente, influenzando anche chi è adattato meglio al cambiamento come i plecotteri. Questi ultimi senza la pressione selettiva hanno abbandonato la strategia imitativa, virando verso una colorazione beige.
Infatti i ricercatori neozelandesi hanno notato come nelle aree deforestate molti plecotteri hanno sviluppato una colorazione più chiara, lasciando il mimetismo scuro. Una risposta rapidissima ai mutamenti indotti dall’uomo nell’ecosistema. Ma l’effetto è stato anche sui predatori. Nelle zone ancora coperte di foreste, ad essere predati sono i plecotteri chiari, confermando l’efficacia dell’imitazione.
Invece negli ambienti deforestati, gli uccelli predatori preferivano gli insetti scuri, tralasciando quelli chiari, segno che la strategia di camuffamento non era più efficace. Nelle aree deforestate alcune specie di insetti hanno sviluppato un adattamento verso le nuove condizioni ambientali. La natura mostra così una grande capacità di adattarsi ai mutamenti determinati dall’uomo.
Ma i ritmi di cambiamento e la perdita di biodiversità mettono in discussione le capacità di adattamento di molte specie, con alterazioni biologiche su larga scala irrimediabili e ancora poco conosciute e con effetti distruttivi per interi ecosistemi naturali.
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