Quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere e 3 domiciliari è il risultato di un’indagine condotta dal NAS Carabinieri di Latina finalizzata al contrasto dei reati di ricettazione e falso materiale in certificazioni mediche, truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale e detenzione illecita di sostanze stupefacenti per finalità di spaccio.
L’operazione “Complessa express”, partita nel 2009, ha preso le mosse da alcune verifiche sulla corretta dispensazione di medicinali presso varie farmacie pontine, che hanno posto in evidenza un eccessivo e immotivato volume di prescrizioni di un farmaco oppioide semisintetico, il cui principio attivo stupefacente è denominato ‘ossicodone’, caratterizzato da una molecola strutturalmente correlata a morfina e codeina.
Ricognizioni fotografiche, servizi di osservazione e pedinamento e acquisizioni documentali hanno permesso di chiarire assetti, gerarchie, affari e modus operandi dei soggetti destinatari delle ordinanze di custodia cautelare, tutti residenti nel comune di Fondi e gravati da precedenti specifici. La maxi retata questa mattina alle prime luci dell’alba.
Il contesto investigativo ha consentito di censire 340 distinti episodi nei quali i soggetti si erano recati presso le farmacie delle province di Latina e Roma per effettuare la spendita di ricette mediche, falsificate nel contenuto, poi risultate provento di pregressi furti perpretati ai danni di aziende ospedaliere, studi medici e di medicina generale.
La falsità delle ricette, compilate e firmate dai medesimi indagati, risultava facilitata dall’apposizione dei timbri sottratti agli ignari medici.
Gli indagati, attraverso il surrettizio procacciamento del suddetto farmaco a base stupefacente, inducevano in errore anche l’ASL di Latina che, di conseguenza, corrispondeva alle farmacie, quale corrispettivo per il rimborso delle ricette, circa 20mila euro di denaro pubblico.
La minuziosa ricostruzione della dinamica ha consentito di ricostruire come l’attività abbia procurato agli indagati circa 12mila compresse di principio attivo stupefacente che, se rivendute nella ‘piazza di spaccio parallela’, ad un prezzo di circa 10 euro l’una, avrebbero fruttato un ricavato di circa 120mila euro.
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