Pietro Paolo Mennea e’ nato a Barletta il 28 giugno 1952 e ci ha prematuramente lasciati il 21 marzo di quest’anno.
Quest’oggi vogliamo ricordarlo con questo bellissimo articolo a cura di Gianni Galeotti, che ha avuto la possibilità di confrontarsi, dialogare e conoscere a fondo l’uomo che ha dato lustro all’Italia intera, allenandosi duramente, per la quasi totalità della sua carriera, presso il centro sportivo CONI di Formia. Un uomo, un atleta e un politico, che il nostro amico Gianni ci racconta a suo modo. L’articolo sarà pubblicato, tra pochi giorni, anche nel numero 87 di Philasport, notiziario dell’Unione Italiana Collezionisti Olimpici e Sportivi, associazione benemerita riconosciuta dal CONI www.uicos.org/index.asp
Pertanto, godiamoci questa inaspettata anteprima.
L’esordio agonistico di Mennea avviene a Barletta, dove era nato il 28 giugno 1952; scoperto dal professor Autorino, e’ in seguito allenato da Francesco Mascolo, dell’Avis Barletta. Convocato a Formia per un raduno collegiale, e a Formia allenato dal professor Vittori che ne intravede le potenzialita’ e la voglia di fare, costruisce carriera, primati e le infinite sfide. La prima maglia giovanile risale al 13 agosto 1969 per il triangolare juniores Jugoslavia, Polonia, Italia, nel quale Pietro non ha gareggiato. Invitato dalla FIDAL ho un ricordo molto vago di Pietro. Piu’ vivo quello di Marco Schivo (alto) e Marco Acerbi (110 ostacoli) vincitori e di Roberto Nasciuti (per la delusione) non classificato nell’asta, della mia societa’. L’esordio sfortunato un mese dopo a Lugano con due partenze nulle nei 100, forse troppo emozionato. Poi tutti a casa; subito a Verona per un triangolare con un Ottoz in grande spolvero (di li a poco campione europeo ad Atene) e il ventenne reggiano Abeti vincitore nei 200 metri. Festeggiamenti al ritorno in una cocomeraia nel mantovano, con pianista incorporato e prezzi stellari che gridano ancora vendetta. Nel 1970 ancora juniores, migliora di parecchio i personali, 10’’5 e 21’’5, con due presenze nella nazionale. Il 4 ottobre dello stesso anno Trofeo Provincia di Reggio Emilia: noi reggiani a tifare Abeti, finalista degli Europei di Atene 1969, nei 200, gara a lui piu’ congeniale. Il professor Vittori ci propone una scommessa simbolica sul vincitore.Senza esitazione dice: “Vince lui”, osservando Mennea mentre si allenava. Ha vinto Mennea, e con lui il professor Vittori, eguagliando il personale, con un gran finale. L’anno successivo si afferma nei 100 metri precedendo il solito Abeti, e con Vittori sempre piu’ convinto dei suoi grandi mezzi. Il 1971 e’ caratterizzato dal sesto posto nei 200 e il terzo nella staffetta 4×100 agli Europei di Helsinki. E preannuncia il salto di qualita’ di Mennea nel 1972: all’Arena di Milano eguaglia il primato europeo dei 100 (10’’) e dei 200 (20’’2). Poi a Monaco nei Giochi Olimpici, a vent’anni, vince il bronzo nei 200. La ormai consolidata presenza postolimpica a Reggio e’ accompagnata da una doppietta di gran rilievo nei 100 (10’’2) e 200 (20’’3) con migliaia di spettatori in delirio. Il seguito e’ noto: l’oro agli Europei del 1974 a Roma nei 200; la delusione ai Giochi Olimpici di Montreal nel 1976. Poi il triennio d’oro: doppio successo (100 e 200) ai piovosi e freddi Europei 1978 di Praga con tempi fantastici; il celebrato primato mondiale (19’’72) alle Universiadi di Citta’ del Messico 1979, durato 17 anni e ancora primato europeo; e infine l’oro olimpico a Mosca nel 1980. Il tutto e’ accompagnato da una professionalita’ senza limiti, molto lavoro, vita in comune con coach Vittori, condito da frequenti litigate con il presidente Primo Nebiolo. Crescenti impegni professionali riducono la mia presenza attiva alle manifestazioni: ma quando il tempo lo permette alle gare di Mennea e della divina Sara Simeoni, altra atleta di casa a Reggio Emilia, non bisogna mancare. Tra interruzioni, riprese, altre litigate con Nebiolo, l’attivita’ agonistica 1981-1988 e’ costellata da altre due partecipazioni olimpiche, 1984 los angeles e 1988 Seoul. Uno dei punti in perenne contrasto con Vittori riguardava l’alimentazione: abbondanti piatti di pasta al forno e lasagne e minerale non gasata erano il suo carburante. L’ho incontrato l’ultima volta nel settembre 2011: una lunga chiacchierata tra passato, presente e futuro. La presenza di Pietro aveva attirato l’attenzione del comitato che aveva sostenuto il referendum per “l’acqua pubblica”. Il confronto, molto pacato e sereno, mi ha permesso di vedere un Mennea molto “inglese”, ricco di argomentazioni e riferimenti analitici, che pur non riuscendo a far cambiare idea agli interlocutori, li ha costretti a ragionare e non limitarsi ai facili slogan generali. L’altro lato di Mennea professionale e scrupoloso anche nel lavoro. Ciao Pietro,ti immaginiamo lassu’ con la tua immensa biblioteca, le tue letture intervallate da qualche progressione sulle piste del paradiso.
a cura di Gianni Galeotti