Da otto anni Consigliere regionale, ha seguito costantemente i lavori della Commissione regionale rifiuti attraverso due differenti legislature guidate dallo stesso Presidente, oggi anche segretario nazionale del Partito Democratico.
Consigliera Gaia Pernarella come è cambiata la politica dei rifiuti nel Lazio?
“A dire il vero sono diversi anni, da molto prima del Presidente Zingaretti, che nella Regione Lazio non si porta avanti una vera e propria politica dei Rifiuti. Già con il piano della Governatrice Polverini del 2012, la politica regionale ha delegato ai privati la gestione dei Rifiuti laziali galleggiando inerme tra sentenze del TAR di bocciatura, Commissariamenti e infrazioni europee, senza reazione alcuna, come se la questione non fosse di sua esclusiva competenza. Il nuovo Piano rifiuti approvato lo scorso agosto poi, non fa che riproporre le medesime condizioni di disagio ormai consolidate e non ha scongiurato l’ultimo commissariamento che nel silenzio generale è stato inflitto alla nostra Regione”.
A Roma il livello di raccolta differenziata resta tuttora molto al di sotto delle aspettative. E per la verità anche a Latina, il capoluogo della provincia che lei rappresenta in Regione Lazio. Volendo fare un parallelismo tra le due realtà, Roma è stata a Malagrotta come Latina è stata a Borgo Montello, probabilmente il peggio per quanto riguarda la gestione dei rifiuti in Italia. Perché, dopo la chiusura di questi due siti, è così difficile raggiungere dei livelli accettabili di differenziata nel Lazio come ad esempio nel nord Italia e all’estero?
“Effettivamente le dinamiche di Malagrotta e Borgo Montello sono molto simili, come lo sono le società private che per anni hanno gestito in maniera perlomeno discutibile gli invasi delle due discariche. Altre considerazioni possono essere fatte sulle società partecipate che nelle due Città hanno gestito la raccolta dei rifiuti: la differenza sta nell’esito finale visto che l’amministrazione Raggi nonostante le voragini di bilancio sta tentando con le unghie e con i denti un’operazione di legalità e trasparenza sui conti di AMA che credo sia dovuta ai cittadini romani visto i milioni di euro di soldi pubblici fatti fluire in quella partecipata. Per la Latina Ambiente la vicenda è andata diversamente e a dire il vero la questione giudiziaria ancora aperta porta conseguenze gravi ancora oggi lasciando il capoluogo pontino a percentuali di raccolta differenziata da imbarazzo. Una situazione che non può essere più giustificata a mio avviso e che dovrebbe essere un punto di partenza e riflessione importante per tutta la provincia. Credo che se non si porrà rimedio a questa situazione, qualunque altra azione da parte dell’amministrazione risulterà vana considerato anche le tipologie di impianti esclusivamente privati presenti sul territorio che, è un dato di fatto, per lo più vivono di indifferenziata e quindi hanno tutto l’interesse che il capoluogo continui a produrre questo tipo di rifiuto”.
Secondo la legge regionale sui rifiuti approvata dal Consiglio regionale, ogni provincia deve chiudere il proprio ciclo dei rifiuti con la realizzazione di una discarica di servizio. Che cosa ha impedito fino a oggi l’individuazione di questo sito nella provincia di Latina? Perché i cittadini e poi i Sindaci che se ne fanno interpreti sono così manifestamente spaventati?
“La questione della chiusura del ciclo all’interno degli ambiti territoriali non è certamente una novità normativa. E’ scritto così nella norma nazionale e regionale da anni ma mai la nostra Regione è riuscita ad adempiervi tant’è che nessuna provincia/Ato è autonomo. Allo stato è necessario che l’individuazione delle aree idonee ad ospitare impianti venga fatta in maniera scrupolosa e non solo sulle cartografie ormai incoerenti con il territorio: è urgente che i Comuni aggiornino le cartografie e inizino a riprogrammare i territori localizzando le aree industriali lontano dalle zone vincolate e soprattutto dalle abitazioni delle persone. Inoltre, e non è banale, le Amministrazioni devono essere in grado di impedire agli industriali di inquinare: non possiamo parlare di effetto NIMBI se poi i dati ambientali dimostrano che questi impianti inquinano e nessuno pare essere in grado di fermarli. Se le emissioni degli impianti fossero a norma, le loro localizzazioni idonee e le amministrazioni deputate al controllo credibili ed autorevoli, interrompendo immediatamente l’attività di chi inquina, sono certa che anche nel nostro territorio si potrebbe pensare a un serio sistema integrato di impianti, interessati a tutte le tipologie di rifiuto, soprattutto quello differenziato”.
Cosa sta facendo il Movimento 5 Stelle a livello regionale per migliorare la situazione dei rifiuti nel Lazio?
“L’ambito dei rifiuti è molto tecnico e complesso, costellato di indagini giudiziarie, commistioni, interessi e tanto tanto denaro pubblico che arriva dalle tasse pagate dai cittadini e quindi denaro sicuro. Come Movimento 5 Stelle abbiamo da sempre voluto far luce sulla reale situazione, interessando la Commissione Parlamentare Antimafia sul Ciclo dei Rifiuti e i Traffici illeciti, pubblicando dati ambientali, informando e coinvolgendo i cittadini che troppo spesso o si accorgono della problematica quando li tocca personalmente o sono disinteressati e credono che l’argomento riguardi sempre qualcun altro. Dal punto di vista normativo, siamo intervenuti innumerevoli volte per tentare di ripensare il sistema impiantistico che ancora oggi, nonostante le innumerevoli indicazioni europee e le dichiarazioni di intenti verso un’economia circolare, è ancora esclusivamente basato su TMB, discariche e inceneritori. Per questo, e prima dell’approvazione del Piano rifiuti regionale, abbiamo depositato una normativa che mi sta molto a cuore, che spero troverà il sostegno necessario all’approvazione in Consiglio regionale e che punta a ridefinire e finalmente chiarire sui ruoli e le responsabilità delle amministrazioni locali istituendo con Legge le autorità di gestione degli ambiti territoriali ottimali: enti con strutture tecniche adeguate, capacità economiche e responsabilità condivise su tutto il ciclo dei rifiuti, dalla raccolta allo smaltimento, cosicché si possa dire addio alla gestione fallimentare e dannosa, per la nostra salute e il nostro territorio, del ciclo dei rifiuti nella nostra Regione negli ultimi cinquanta anni”.
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