ROMA – Suicida a 14 anni perché omosessuale.
E’ accaduto a Roma dove il giovane, prima di togliersi la vita ha lasciato un messaggio in cui spiega le motivazioni del suo gesto.
“Sono omosessuale, nessuno capisce il mio dramma e non so come farlo accettare alla mia famiglia”, ha scritto infatti il 14enne, prima di lanciarsi dal terrazzo condominiale.
Aperto un fascicolo contro ignoti, non si esclude l’accusa di istigazione al suicidio. Del caso se ne sta occupando il pm Simona Marrazza, che ha disposto per domani l’autopsia sul giovane. Intanto sono già stati ascoltati i parenti e i compagni di scuola del quattordicenne per capire se effettivamente il giovane sia stato vittima di angherie e discriminazioni da parte di qualcuno.
Ennesimo dramma della discriminazione nella Capitale, dunque. L’episodio è l’ennesimo del genere accaduto a Roma. A novembre un quindicenne omosessuale si era ucciso impiccandosi nel bagno della casa dei nonni, mentre a maggio un sedicenne aveva tentato di togliersi la vita lanciandosi durante la ricreazione dalla finestra dell’istituto romano che frequentava.
La tragedia a San Basilio, quartiere di Roma Est, nelle prime ore di venerdì. Aperto un fascicolo contro ignoti, non si esclude l’accusa di istigazione al suicidio.
Flavio Romani, presidente Arcigay. «La notizia del quattordicenne che l’altra notte a Roma si è tolto la vita perchè non sopportava più di essere deriso e marginalizzato per la sua omosessualità ci fa sprofondare in un dolore terribile». Così Flavio Romani, presidente di Arcigay, commenta la notizia del suicidio del 14enne, e chiede alla politica di «assumersi responsabilità». «Quel gesto estremo – prosegue Romani – è una sconfitta dal peso insopportabile, che ci riporta la fotografia di persone esasperate, sole, emarginate, alle quali nessuno parla e nessuno trasmette la possibilità di un futuro migliore. Mentre i politici discutono di omofobia rassicurando i vescovi sul loro ‘salvacondotto’, la realtà con un tempismo tragico e maledetto ci sbatte in faccia il problema: è ai ragazzi e alle ragazze come questo quattordicenne che bisogna pensare quando si dibatte dell’omofobia». «Così come è al corpo massacrato di Andrea, la transessuale trovata senza vita dieci giorni fa a Termini, che bisogna pensare quando si parla di transfobia – continua Romani – Perchè questa è la realtà. Ed è una realtà ancora molto lontana dal cambiamento e che è un tunnel senza uscite per le persone che la vivono».
«Il Parlamento italiano – afferma il presidente di Arcigay – si accapiglia sull’estensione della legge Mancino, che è tutela minima e dovuta, riconosciuta da anni a molti gruppi e condizioni bersaglio di violenza e discriminazione, e non si interroga nemmeno su quanto questa legge sarà risolutiva dell’intero problema, nè riesce a mettere in agenda provvedimenti in grado di produrre un cambiamento nei luoghi scolastici, in quelli sportivi, nelle famiglie, nella cultura». «Questa è la vera anomalia italiana – prosegue – Non c’è una promessa credibile di cambiamento che questo Paese riesca a fare alle persone lgbt e questo ci costa un prezzo altissimo, fatto di violenza, di marginalizzazione, di gesti estremi e di vite spezzate. Di tutto ciò la politica deve assumersi la responsabilità. Alla famiglia del giovane romano – conclude il presidente di Arcigay – trasmettiamo la nostra vicinanza e il nostro abbraccio».
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