“Saving Mr Banks” è un film che da guardare con gli occhi spalancati dei bambini, coinvolgente e romantico al punto da provare un senso di rammarico quando, allo scorrere delle scene finali –ed è importante restare in sala fino all’ultima battuta-, avvertiamo che la magia Disney sta per finire.
La storia è una trasposizione cinematografica delle vicende, realmente accadute, che vertono intorno alla nascita di quel capolavoro assoluto che rappresenta la versione per il grande schermo del libro “Mary Poppins”, film che vinse cinque Oscar.
Walt Disney ha iniziato nei primi anni ’40 la sua ricerca per ottenere i diritti del libro di P.L. Travers sulla estrosa tata –da cui fin da subito ebbe la geniale intuizione di trarre un favoloso musical-, impiegando pero’ di fatto oltre un ventennio per ottenere la firma definitiva dell’autrice, ed il film racconta degli ultimi sforzi del produttore per superarne le resistenze e le bizze.
Emma Thompson interpreta la burbera scrittice, che teme che Disney (un convincente Tom Hanks) ricorrendo ad animazioni e canzoncine rovini l’immagine della sua amata tata. Il rapporto tra i due è connotato da momenti spassosi, come quando la Travers, entrando nella camera d’albergo al suo arrivo a Los Angeles, si trova di fronte l’omaggio del grande animatore: la stanza tappezzata di peluches di Topolino, Paperino e compagnia varia.
In realtà la trama ci svela che tanta resistenza nasconde un segreto, un dolore chiuso nel suo cuore -che risale ai tempi dell’infanzia, al rapporto di amore con un padre fantasioso ma fragile-, cui la scrittrice ha cercato di “riparare” con l’immaginazione, compensandone la perdita prematura con la creazione di una tata che vola e fa volare, che riesce, con un “tocco magico” o con “un poco di zucchero” a sistemare tutto, deliziando i bambini.
Di queste vicende personali ci parla “Saving Mr. Banks”, ricordandoci la possibilità di aprirci ad altri mondi, per fuggire dalla realtà, spesso dolorosa e devastante, e poi magari ritornarci, rassicurati e piu’ consapevoli.
A cura di G. Sciarra