Una storia, una delle poche, a dire il vero, che portano con sé il profumo e l’essenza autentica del Natale.
Tutto è iniziato dalla pubblicazione, su “Il Giornale di Latina”, della storia di un 38enne, orfano di entrambi i genitori, senza occupazione, senza fissa dimora, e ospitato presso la sede calcistica della squadra di Itri solo per il forte senso umanitario dei dirigenti di quest’ultima. Chiamato a svolgere il lavoro di operatore ecologico dall’aprile del 2014, per un compenso mensile di 100 euro, nel maggio di quest’anno si è visto spogliato dell’incarico ricevuto, senza che gli fosse stato pagato l’ultimo mese di lavoro svolto. Ebbene, il racconto della sua storia ha scosso la coscienza di molti lettori e di molti itrani che hanno avuto modo di conoscere le sue vicissitudini grazie al sito “Itrincontatto”, curato da Luca Soprano e Alfio Agresti, che ha rilanciato tutti i contorni di questa storia. Come se la gente si fosse passata la parola, si sono presentati in tanti, in maniera del tutto spontanea, presso l’esercizio commerciale di Angelo Pelliccia in via San Gennaro, dove hanno lasciato delle personali offerte in denaro per far approntare un cesto natalizio comprendente formaggi, salumi e altri generi di alimentazione. C’è stato pure chi gli ha offerto la cena del 24 dicembre presso la struttura di ristorazione “La valle del re” e chi gli ha fatto pervenire in maniera concreta la propria solidarietà. Insomma una nobilissima gara di generosi benefattori che hanno preteso di restare anonimi agli occhi della gente, proprio come vuole il Vangelo cristiano allorchè recita “quando fai la beneficenza, la tua mano destra non sappia cosa fa la sinistra o viceversa” e che si sono premurati solamente di appurare di persona che il munifico cesto gli venisse consegnato nelle sue mani. E’ stato un momento di toccante solidarietà concretamente vissuta e non solo declamata a parole che ha dato al Natale la sua autentica natura che porta a ridare dignità alla vita di ogni uomo, anche di chi nasce in una mangiatoia, come il fatiscente giaciglio dove ogni sera il malcapitato giovane si corica al riparo dai rigori del clima solo per l’umanità di chi ha compreso la drammaticità del suo stato sociale ed economico. Ed è stata una gara di superlativa generosità che ha fatto provare, per un giorno, anche a chi, scetticamente prevenuto nei confronti di una forma di apatìa diffusa degli Itrani verso chi soffre, il piacere di poter affermare di sentirsi “orgoglioso di essere itrano”, popolo che, per questa luminosissima storia, si è ritrovato a vestire i panni, nel terzo millennio, dei Magi che portavano, a chi era ospitato in una mangiatoia, oro, incenso e mirra. Ecco perché nel cielo di Itri sembrava di cogliere le note melodiose degli angeli che intonavano, almeno per la giornata tanto particolare, “Pax in terra hominibus bonae voluntatis!”
Orazio Ruggieri
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