LA SDEMANIALIZZAZIONE – A fine settembre i rappresentanti dei concessionari hanno incontrato (c’erano anche parlamentari ed europarlamentari Pd e Pdl e il direttore dell’Agenzia del demanio Stefano Scalera ) il sottosegretario all’Economia e Finanze Pier Paolo Baretta con l’obiettivo di perfezionare la bozza. L’obiettivo è amalgamare la nuova disciplina con le imposizioni di Bruxelles che ha chiesto all’Italia più concorrenza nel settore spiagge. Per la Ue la soluzione è quella che arriva dai bandi pubblici alla scadenza delle concessioni. Che invece, sinora, vengono rinnovate automaticamente restando sovente nelle stesse mani.
ALL’ASTA DAL 2020 – Tutto cambierà a partire dal 2020 – è stata l’assicurazione dell’Italia valsa la chiusura della procedura d’infrazione in materia di demanio e libero mercato – quando quei «contratti d’affitto» tra Erario e gestori dei lidi che via via decadranno saranno messi, appunto, all’asta. Lo scenario sta gettando nel panico le associazioni di categoria che vantano, fra Tirreno, Ionio e Adriatico, circa 30 mila operatori e che smuovono, alla voce turismo, un giro d’affari da centinaia di milioni di euro. L’azzeramento delle concessioni sostituite dai bandi – è il timore – impedirebbe di ammortizzare le spese sostenute per migliorare l’accoglienza dei lidi, come la costruzione di piscine, aree fitness, impianti sportivi e spazi destinati al commercio e alla ristorazione.
IL PRECEDENTE DI TREMONTI – La proposta di «sdemanializzazione» non è certo inedita: sia pure con qualche variante la ipotizzò nel 2005 l’allora ministro Tremonti formulando concessioni a 90 anni, proposta ripresa poi nel decreto Sviluppo 2011 su cui caddero i rilievi del Capo dello Stato a seguito dei quali la scadenza venne pesantemente ridotta: a 20 anni. Ma ora c’è anche chi, come Edoardo Levantini, del Cordinamento antimafia del litorale laziale, lancia l’allarme criminalità: «Occorre vigilare sul business delle concessioni che fa gola alla malavita organizzata. Lo dimostra l’indagine della squadra mobile di Roma sugli arenili di Ostia: i clan hanno cercato in ogni modo di accaparrarsi i lidi».
I BALNEARI: PROPOSTA POSITIVA – Per i balneari favorire quegli imprenditori che da sempre lavorano in spiaggia è invece il modo migliore per tenere lontano le infiltrazioni tentate da chi dispone di grandi capitali di dubbia provenienza. E in un comunicato firmato dalle 5 maggiori associazioni – (Sib-Confcommercio, Fiba-Confesercenti, Cna- Balneatori, Assobalneari-Confindustria e Oasi-Confartgianato) la proposta formulata da Baretta viene «valutata positivamente».
Fonte: www.corriere.it
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