“Sin dalla scorsa legislatura ci siamo battuti per il riconoscimento dei vari tipi di fruizione del demanio marittimo: un bene comune a cui tutti i cittadini devono poter avere accesso e con peculiarità proprie lungo tutto il litorale regionale, caratterizzato da vincoli paesaggistici importanti: le attività imprenditoriali, che sorgono su di esso, non possono non tenerne conto e non farlo con responsabilità. Oggi mi sarebbe piaciuto sentire dagli operatori quali tipi di attività richiedono di svolgere sul demanio marino, quali sono le opportunità e i limiti, le scelte che vogliono compiere per indirizzare la politica a gestire questo bene in maniera coordinata. Di questo avremmo dovuto parlare in questa sede, certamente non delle proroghe alle concessioni che gli operatori lo sanno bene, non sono materia attinente al Piano Utilizzazione Arenili”. Così Gaia Pernarella, consigliera regionale M5S del Lazio, oggi in Commissione Sviluppo Economico a margine delle audizioni sul PUA oggi incentrate sulle associazioni di categoria dei balneari e sui comitati a difesa della libera fruizione. “Vorrei che questo PUA stabilisse cosa si può fare e cosa non si può fare all’interno di un tratto demaniale, incluse ad esempio le attività sportive e quelle naturalistiche, che invece devono sempre sgomitare all’interno di un’universo per lo più imprenditoriale”. Riguardo al regolamento regionale che stabilisce che il 50% delle spiagge comunali sia libero e attrezzato dove c’è domanda, Pernarella ha specificato: “Come M5S già dal 2016, all’interno del Regolamento 19/2016, abbiamo provato a destinare in tutti i modi almeno una piccola percentuale alle spiagge libere non attrezzate all’interno della macro area delle spiagge libere attrezzata ma purtroppo non c’è stata la volontà politica di salvaguardare queste percentuali. Magari nel Pua che andremo ad approvare potremmo provare a dare degli indirizzi più attenti ai Comuni che dovranno adeguare i loro strumenti. Anche per non rischiare, come accaduto questa estate appena trascorsa, che si proceda in ordine sparso, con i Comuni che spesso hanno abdicato alle loro funzioni, non utilizzando nemmeno i sei milioni di euro stanziati dalla Regione per rendere sicure e pulite le spiagge libere non attrezzate ma preferendo affidarle agli operatori”. Infine, sempre sul prossimo PUA ha aggiunto: “Si potrebbe inoltre prevedere una figura per educare alla corretta fruizione delle spiagge e comminare a quei privati che non si comportano adeguatamente una sanzione sicura e delle penali laddove la gestione non risponda a interessi di corretta gestione”.
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