di Chiara Scarpellino
Anche quest’anno si s accese le luci del presepe vivente di Maranola, frazione collinare del Comune di Formia, manifestazione giunta alla 42esima edizione. Il borgo medievale che sorge sulla sommità di una collina ai piedi dei Monti Aurunci e domina dall’alto il Golfo di Gaeta, si traveste ancora una volta della meravigliosa scenografia che avvolge l’atmosfera natalizia.
Gli abitanti del borgo diventano i “pastori” che fanno da coreografia ad una vera natività interpretata da una delle famiglie locali che ha un neonato.
L’idea di questa sorta di teatro è nata 42 anni fa da un’idea di tre amici, Angelo D’Onorio De Meo (Pagano), Antonio D’Urso (Pele’) e Antonio De Meo (pasticcere), i quali decisero di dare il via a questa magnifica manifestazione che attira ogni anno migliaia di turisti, ed alla quale partecipano figuranti di ogni età, in costume locale, per ritornare, qualche ora, indietro nel tempo, ad una civiltà contadina oramai quasi scomparsa, con i suoi antichi mestieri ormai in disuso.
Il centro storico medievale accoglie il visitatore in un scenario suggestivo a dir poco unico: le luci, le ombre, il rumore dei mestieri, il chiacchiericcio degli avventori, i canti della tradizione natalizia accompagnati dagli zampognari.
E proprio il suono della zampogna che, il giorno dell’Epifania, dà il benvenuto ai visitatori dell’edizione 2016/17 del tradizionale presepe vivente; nonostante la rigida giornata invernale, c’è una lunga fila di visitatori in attesa di poter varcare l’ arco principale che conduce al centro storico del paese per ammirare l’ultima giornata della tradizionale manifestazione.
Il percorso è guidato, suddiviso da un cordone centrale per permettere una fila ordinata e l’ingresso è cadenzato in modo da lasciare ai visitatori il tempo di visitare le numerose botteghe che rievocano gli antichi mestieri, che affascinano molto i bambini, ma anche tanti adulti che ricordano il passato.
Ed eccola bottega del pifferaio che ci mostra i suoi lavori artigianali, come il triccheballacche, il tricchetracchè, la raganella e la grattarella, strumenti di un tempo che oggi nessuno quasi conosce.
Qualche passo più avanti c’è la bottega della sarta, dove tutti sono attratti da una signora che lavora con uno strano arnese che dice essere il tombolo, utilizzato per fare dei pizzi straordinari. Le chiediamo qualche informazione e lei appare molto disponibile e interessata a spiegarne il funzionamento, aggiungendo che ormai è quasi in disuso perché sono pochissime le donne che ancora vogliono imparare questa antica e preziosissima arte.
E poi ancora il fornaio, che sforna pizza dolci e biscotti da far gustare ai passanti, la fioraia con il suo profumo di lavanda e così via, fino a giungere alla Santa Famiglia, che per l’occasione dell’Epifania è in compagnia dei Magi, che hanno sfilato per tutti i vicoli fino a giungere in adorazione alla Capanna, dove ci sono anche il bue e l’asinello, proprio a coronare questa magnifica scenografia medioevale.
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