Il gioco d’azzardo legale, sia quello offerto dagli esercizi pubblici sul territorio che dai casinò online e dai siti di scommesse, trova spazio nei media e nei dibattiti pubblici quasi esclusivamente in relazione ai rischi che esso comporta quando diventa compulsivo. Molta meno attenzione viene invece riservata alle offerte di gioco autorizzato quando si tratta di temi collegati alle rigide regolamentazioni a cui sono sottoposti gli operatori, al consistente contributo erariale che essi portano nelle casse dello Stato e al fatto che l’azzardo costituisce il terzo settore economico del Paese, cioè un’importante fonte di reddito e di occupazione.
Per fornire un quadro più chiaro di quanto importante sia il flusso di denaro prodotto dal settore dei giochi verso le casse dello Stato, basta ricordare che nei primi due mesi di quest’anno le entrate erariali totali, come dichiarato dal Ministero delle Finanze, hanno raggiunto quasi i due milioni e mezzo di euro, con un incremento del 6,9% rispetto all’anno precedente. Il gettito da imposte indirette è cresciuto del 6,1%, raggiungendo quota 2.393 milioni di euro. Tra i responsabili di questi incrementi troviamo il Lotto (+3,7%), gli apparecchi slot (+8%) e le altre attività di gioco tra cui quelle offerte dai casinò online (+10%).
In particolare, come già dimostrato da altre statistiche, le entrate generate del gioco a distanza stanno crescendo ad una velocità ragguardevole, grazie al successo dei casinò online determinato da elementi quali la possibilità di giocare direttamente dal proprio cellulare, la facilità con cui si possono ricevere bonus casino per giocare gratuitamente e la vasta gamma di giochi che sono disponibili in un unico sito internet.
Ed è proprio perché stiamo assistendo ad un boom del settore che le regole vigenti devono essere fatte rispettare senza eccezioni, come ci ricorda una recente sentenza del Tar del Lazio che ha confermato una decisione presa dall’Agenzia dei Monopoli di Stato contro un bar con slot machine.
Ecco cosa è successo. Dal 2015, i proprietari di esercizi pubblici che vogliano ospitare apparecchi di scommessa sono chiamati ad iscriversi telematicamente ad un apposito registro chiamato RIES, autocertificando di essere in possesso di tutti i requisiti richiesti dalla legge. L’imprenditore in questione ha pagato con 3 mesi di ritardo un F24 da 150€ e questa mancanza è stata sufficiente per essere cancellato dal registro. A seguito del provvedimento l’esercente ha presentato ricorso presso il Tar che però ha sostenuto la decisione dell’AAMS chiarendo che, nonostante l’importo sia stato comunque versato alcuni mesi dopo la data prevista, i requisiti prescritti dal regolamento devono essere posseduti al momento della presentazione dell’istanza.
Le regole del gioco d’azzardo legale sono chiare e uguali per tutti e le tasse vanno pagate. Ma i furbetti ci sono sempre, sia tra gli esercenti che tra i giocatori. È di pochi giorni fa la notizia che i Carabinieri di San Felice Circeo, a pochi chilometri da Gaeta, hanno arrestato due uomini per aver manomesso alcuni apparecchi slot machine allo scopo di ottenere vincite più facili e chiaramente irregolari.
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