Milan-Napoli 1-2 (6′ Britos , 54′ Higuain, 91′ Balotelli)
A cura di Angelo Capotosto
Tattica: Il Napoli di Benitez sa solo vincere. Fugati tutti i dubbi sorti dalla sua permanenza all’Inter di qualche anno fa, anche i più maligni si sono dovuti ricredere sull’allenatore spagnolo. Don Rafae’, come cantava De Andre’, è un uomo geniale che disegna la squadra con un 4-2-3-1 spaccando l’assetto tattico sul campo in due tronconi. Fra gli interni di centrocampo, in uno stadio ostico come San Siro, non c’è posto per un ragioniere come Inler, ma soltanto per i due cagnacci Behrami e Dzemaili. Gli incontristi stazionano davanti alla difesa per calamitare ogni pallone per poi far ripartire quei quattro lì davanti che svariano su tutto il fronte d’attacco, scambiandosi di ruolo e creando voragini nella retroguardia del Milan.
Anche Allegri teme la partita e, complici le numerose assenze, schiera la squadra con un 4-3-1-2 coperto, con il trequartista che altri non è che Birsa, non proprio un giocatore di fantasia. Ne viene fuori un rombo che, in fase di non possesso, diventa un centrocampo in linea con Muntari e Poli che si allargano sulle fasce e lo stesso Birsa che retrocede quasi sulla linea dell’encomiabile De Jong, il migliore dei suoi.
Al 6’ la prima svolta: punizione dal limite per il Napoli, cross sul secondo palo e sponda di Raul Albiol per il tocco di testa da due passi di Britos che anticipa tutti, anche Hamsik alle sue spalle. 0-1 e soliti spettri avvistati dalla difesa rossonera sulle palle inattive, tallone d’Achille ormai da qualche anno a questa parte.
Il Milan ci mette un po’ a riprendersi e rischia di subire il colpo del K.O. tecnico quando il superficiale Zapata, disimpegnandosi sulla gamba di Hamsik, favorisce con una carambola Higuain che non ci pensa su due volte e scarica un destro che lambisce di poco il palo.
Da questo punto in poi è solo Milan, che ci prova con volontà, abnegazione e dedizione. I limiti però sono evidenti. Inutile girarci intorno: la squadra rossonera è imbottita di gregari e d’accordo sulle assenze di Kakà, Montolivo ed El Sharaawy, ma la rosa milanista non è all’altezza da due anni, checchè ne dica Galliani. Da Emanuelson a Muntari, da Birsa a Poli (che comunque in prospettiva potrà diventare un giocatore di livello) per non parlare della coppia di difensori centrali Zapata-Mexes che sono sembrati dei bambini davanti al gigante Higuain.
L’unico campione vero è Balotelli che si danna per vendere cara la pelle anche se con risultati alterni.
Inizia il secondo tempo e il Napoli non riesce a gestire il pallone; Benitez non è contento, ma ci pensa El pipita Higuain a rasserenarlo: incursione da sinistra per accentrarsi e destro secco all’angolino della porta di Abbiati che non è sembrato sicurissimo nella parata. 0-2 e terzo gol in campionato del puntero argentino, con Cavani che ormai è solo un lontano ricordo confuso tra la tour-eiffel e gli champs elysees.
Il Milan ha cuore e, invece di disunirsi completamente, non accetta la sconfitta e prova ad impaurire il Napoli, più con la forza dei nervi che con la chiarezza delle idee.
Al 60’ l’episodio che poteva riaprire la partita. Balotelli viene atterrato in area e l’arbitro Banti non ha dubbi: rigore netto. Dagli undici metri si presenta come al solito Supermario che per la prima volta in carriera perde i suoi superpoteri e si fa ipnotizzare dall’ineffabile Reina che respinge in angolo la conclusione dell’attaccante bresciano.
Sconforto tra le fila rossonere, ma non per Acciuga Allegri che ci crede ancora e gioca il tutto per tutto inserendo l’acerbo Niang e passando ad un 4-2-3-1 con Matri che funge da terminale offensivo. La mossa tattica regala all’allenatore livornese solamente il gol di Balotelli e per giunta nei minuti di recupero, troppo poco per sperare di portare a casa punti contro la squadra allenata da Benitez.
Mente: Il Napoli sembra sapere come si vince. Colpisce nei momenti cruciali del match e dà sempre l’impressione di essere pericolosa. E’ in un momento psico-fisico strepitoso e l’en plein di vittorie in stagione è qui a dimostrarlo. Se dovessimo trovare un neo nella squadra partenopea è la fase difensiva. Da quando esiste il calcio italiano, il campionato viene vinto dalla squadra con la difesa meno battuta e mi è sembrato che sotto questo aspetto il Napoli possa e debba migliorare per riuscire a conquistare il suo terzo storico scudetto. Questa sera contro un Milan dismesso ha rischiato troppo, soprattutto per una squadra di Benitez che storicamente è un allenatore molto attento a non subire gol.
Sul Milan c’è poco da dire. A fine gara Allegri si è complimentato con i suoi giocatori e sinceramente sono d’accordo con lui. Il problema sta a monte e se con squadre come il Celtic lo si può mascherare, in partite come quella odierna è più difficile trincerarsi dietro frasi come: “Siamo la squadra più titolata al mondo”.
A mio parere la sconfitta di stasera è figlia di una campagna acquisti incomprensibile, in cui la dirigenza rossonera ha preferito Matri a Tevez (stesso costo del cartellino) e in cui il Milan non si è minimamente rinforzato in difesa e a centrocampo, i veri reparti in cui bisognava migliorare come qualità. Per non parlare del sovraffollamento in attacco che con un modulo a due punte, potrebbe creare malcontento nello spogliatoio. Vedremo se Allegri riuscirà a scuotere i suoi e a trovare il bandolo della matassa anche quest’anno dopo la cavalcata champions della seconda parte di stagione scorsa.