Inter-Verona 4-1 (9′ Moras (A) 12’ Palacio 32’ Martinho 38’ Cambiasso 56’ Rolando 71’ Romulo)
Tattica: Ci sono partite segnate prima che l’arbitro fischi l’inizio ed Inter-Verona può essere annoverata comodamente fra queste. Il risultato poteva essere prevedibile dato l’approccio ampiamente pronosticabile di entrambe le squadre. L’inter voleva una vittoria che le mancava da qualche giornata ed ha iniziato in maniera convinta, aggressiva e concentrata. Di contro a San Siro si è presentato un Verona morbido, svagato e appagato dalle tre vittorie consecutive dell’ultimo mese.
La cura ricostituente di Mazzarri quest’oggi ha trovato una variante rispetto alle sicurezze infuse da quando è arrivato ad Appiano Gentile. Il tecnico livornese ha iniettato un po’ di fosforo nel centrocampo nerazzurro inserendo i piedi buoni di Kovacic che insieme a Guarin ed Alvarez è riuscito muovere velocemente il pallone e a disorientare i promettenti centrocampisti veronesi. Gli esterni interisti hanno vinto il duello diretto con Romulo e Martinho (nonostante i due gol realizzati dalle ali gialloblu) e Palacio ha raggiunto una continuità di rendimento che solo i più grandi calciatori riescono a sfoderare. L’attaccante argentino ha giocato una partita completa in cui ha segnato, fornito assist, creato occasioni per sé e per i compagni e soprattutto corso per tutto il campo, svariando e facendo sempre la scelta giusta. Tatticamente c’è poco da dire se non sottolineare le dormite sui calci d’angolo della difesa del Verona e su cui l’Inter ha costruito una vittoria importante che la rilancia definitivamente in classifica. Per l’angolo del romanticismo un plauso va al Luca Toni il quale ha confermato ancora una volta la definizione: attaccante che fa reparto da solo.
Mente: La psicologia ha svolto un ruolo fondamentale. Il Verona è una squadra giovane, di prospettiva e di talento che però non è ancora abituata a mantenere certi livelli in Serie A. E’ arrivata a San Siro sprovvista di quella fame che dovrebbero avere le squadre in cerca di punti salvezza. Probabilmente i punti per una stagione tranquilla sono già stati messi in cascina e questo appagamento inconscio ha spianato la strada alla squadra interista. Dal canto suo la squadra tanto cara a Massimo Moratti non è più la pazza Inter dei “bei tempi”. La squadra milanese ha giocato con il pilota automatico, con i movimenti richiesti da Walter Mazzarri, ma soprattutto con la dedizione e la continuità mentale su tutti i 90 minuti, elementi che troppo spesso sono mancati nella gestione tecnica della scorsa stagione.
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