Roma-Verona 3-0 (56′ Cacciatore (autogol), 59′ Pjanic, 67′ Ljalic)
A cura di Angelo Capotosto
Tattica: E’ qualche anno che la prima all’Olimpico della Roma si è rivelata un tabù. L’anno scorso il “maestro” Zeman pareggiò 2-2 contro un Catania che segnò nei minuti finali e due anni fa Luis Enrique, per implementare “il progetto” riuscì perfino a perdere 1-2 contro il cagliari utilizzando il tiki-taka importato dalla Catalogna.
Con Rudy Garcia non si parla più di cattedre austere, di 4-3-3 ortodossi e di stili di gioco iberici. A dispetto dei suoi lineamenti da divo hollywoodiano, il nuovo mister convince tutti senza utilizzare effetti speciali o frasi ad effetto, ma solo con il suo pragmatismo e la sua determinazione che riesce a trasmettere a tutti gli interpreti del suo 4-3-3. Che poi 4-3-3, non è, visto che la formazione non annovera nessuna punta di ruolo se non un Totti che però arretra fino alla trequarti per imbeccare un volitivo Gervinho e un continuo Florenzi.
Mandorlini presenta un Verona abbottonato in un 4-1-4-1 con le ali ipoteticamente sempre pronte a ripartire per rifornire di palle giocabili Luca Toni che per la verità è sembrato abbandonato un po’ troppo al proprio destino. Il primo tempo scorre senza lampi, eccezion fatta per un gol divorato da Florenzi smarcato da un assist al bacio di un sostanzioso De Rossi. Il Verona osserva, non si intimidisce e arriva all’intervallo senza grossi patemi d’animo. Il centrocampo di palleggiatori della Roma non riesce a cambiare ritmo e allora Rudy Garcia decide che è il momento di osare: fuori Florenzi e dentro Ljalic al 7′ del secondo tempo. Il serbo aggiunge subito pericolosità all’attacco giallorosso e dopo solo 4′ dalla sua entrata la Roma trova il gol. Solita grande visione di gioco di Francesco Totti, che è ancora decisivo pur giocando da fermo, e palla alle spalle dei difensori gialloblu per la puntuale scorribanda di Maicon che con un cross teso in area di rigore trova la casuale deviazione di uno sfortunato Cacciatore. Ed ecco che ritorna Hollywood e con l’originale interprete Maicon Douglas, le controfigure Piris, Torosidis o Taddei adattato a terzino destro sono solo un brutto ricordo di una Roma da B-movie.
Ma torniamo alla cronaca. Il risultato è 1-0, ma ogni tifoso romanista è certo che ci sarà comunque da soffrire dato che da un po’ di tempo non è più abituato a vedere la propria squadra gestire la partita. Pjanic però non sembra essere d’accordo e dopo neanche 3′ regala un’ultima mezzora tranquilla a tutto lo stadio dimostrando di aver imparato alla perfezione come accarezzare un pallone da calcio essendo stato in carriera prima a bottega da Juninho Pernanbucano nel Lione e poi da sua maestà 227 gol in serie A, Francesco Totti. Difficoltà 10 per il pallonetto che si spegne nel sette alle spalle di un disorientato Rafael e applausi scroscianti da parte di tutto i settori dell’Olimpico (tranne la curva sud chiusa per i fischi a Balotelli) e persino dell’allenatore veronese. Un gol da vedere e rivedere con il my-sky.
Da questo momento in poi parte la festa della Roma con occasioni da gol a ripetizione e l’oliva nel martini del terzo gol di Ljalic che non poteva sognare un debutto migliore. Menzione d’obbligo per un impeccabile Benatia e per Strootman, l’investimento più oneroso della campagna acquisti della squadra capitolina. Denaro ben speso.
Mente: Il Verona è apparso poco incisivo e a volte rinunciatario. Mandorlini alla vigilia del campionato avrebbe firmato e timbrato su carta bollata, per ritrovarsi con 3 punti in classifica dopo le prime due giornate contro Milan e Roma all’olimpico. Questo inconscio appagamento può essere stata la causa della poca cattiveria con cui ha giocato la squadra scaligera.
La Roma d’altro canto non può non avere ancora nelle orecchie e nella mente le speranze e i proclami infranti nel peggiore dei modi la stagione scorsa, con la finale di Coppa Italia persa proprio contro i rivali di sempre della Lazio.
Per questo motivo Rudy Garcia , il normal-one, lavora sulla testa dei suoi giocatori regalando sicurezza e serenità ad un ambiente che spesso si è rivelato bipolare e che difficilmente non riesce ad esaltarsi o a deprimersi nell’arco di 7 giorni. E tutta la Roma giallorossa sembra essere già conquistata dalla tranquillità e dalla gestione della squadra da parte dell’allenatore arrivato in punta di piedi ma che piano piano sta meritando la fiducia e il rispetto anche dei tifosi più scettici.
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