Continua la stagione con ingresso libero ed uscita a cappello “Teatro libera tutti” promossa dal Teatro Bertolt Brecht in collaborazione con l’Ipab SS. Annunziata e la Fondazione Alzaia all’interno del circuito dei Teatri Riuniti del golfo e del progetto Officine culturali della Regione Lazio.
In scena sabato 31 Gennaio alle 21:00 presso il Teatro Bertolt Brecht per la rassegna dei Teatri Off “Sangue dal naso” della compagnia “Teatro delle condizioni delle avverse” per la regia di Andrea Maurizi. Un viaggio dettagliato, una narrazione serrata e documentata dei fatti di Genova del luglio 2001. L’attore che deve interpretare il monologo fa riferimento alla sua memoria visiva per far vedere allo spettatore quello che lui stesso sta vedendo. Questo avviene per coinvolgere maggiormente lo spettatore. La narrazione dei fatti parte da lunedì 16 luglio 2001 e termina domenica 22 luglio 2001, con particolare attenzione alle giornate di venerdì e sabato.
“Lo spettacolo è volutamente aggiornato al 2004, perché crediamo che la verità su Genova non debba essere cercata nell’esito dei processi ma sia una visione personale, una personale ricerca”, si legge nelle note di regia. Andrea Maurizi veste i panni di numerosi personaggi che sono stati protagonisti di quelle giornate del luglio 2001 a Genova. I personaggi scelti sono soprattutto figure legate al potere, al mantenimento dell’ordine e alle perizie. Senza giudicarli mostra le loro idee e le loro convinzioni, mettendole a confronto e svelandone le contraddizioni e i misteri trovando sempre una giustificazione plausibile a tutto, fino al punto di essere comico agli occhi degli spettatori.
La narrazione si intreccia ai ricordi personali dell’attore stesso e al percorso che l’ha spinto a creare questo spettacolo. Lo spettacolo vuole svelare le differenze tra quello che la gente comune sa e quello che le vittime delle violenze raccontano, usando paradossalmente solo le parole contraddittorie del potere e i ragionamenti dell’attore stesso.
“Non siamo gli scopritori della verità su Genova, ma vogliamo mettere lo spettatore nella condizione di chiedersi: che cosa è falso di quel che mi hanno detto?. Per facilitare gli spettatori, ogni persona di cui si parla all’interno dello spettacolo ha un pelouche che lo rappresenta”.