Sono stati notificati gli avvisi di conclusione di indagini ai due fratelli commercialisti e al messo di Equitalia, finiti sotto inchiesta da parte del sostituto procuratore della Repubblica di Latina – Giuseppe Miliano, con indagini delegate ai Finanzieri del comando provinciale guidato dal colonnello Giovanni Reccia, inerenti reati a danno dell’erario statale.
Dopo due anni di attività la magistratura pontina ha riscontrato falso (476 c.p.), truffa (art. 640 c.p.), ricettazione (648 c.p.), e appropriazione indebita (646 c.p.), nonché associazione per delinquere (art. 416 c.p.), con le aggravanti di aver cagionato un danno di rilevante entità commettendo il reato con abuso di prestazione d’opera (art 61 c. 7 e c.11 c.p.).
Durante l’indagine di polizia giudiziaria i Finanzieri della Compagnia di Terracina hanno proceduto ad escutere diversi contribuenti che, ignari, in più occasioni si sono visti iscrivere da Equitalia un’ipoteca sui propri beni per il mancato versamento di imposte e contributi.
E’ stato proprio il continuo e costante coordinamento tra Guardia di Finanza e magistratura ad individuare il sodalizio criminale che ha sottratto all’erario quasi due milioni di euro tra il 2010 e il 2014.
L’Iva e i contributi Inps, invece di essere versate nelle casse dello Stato, venivano fatte confluire direttamente nei conti correnti dei “professionisti” incaricati dei versamenti. Un comportamento che si è ripetuto nel tempo a danno di contribuenti, alcuni dei quali, hanno scoperto proprio dai Finanzieri che le loro dazioni di denaro contante corrisposte ai commercialisti non venivano versate all’erario.
Difatti del denaro se ne appropriavano indebitamente i commercialisti che ripetutamente nascondevano ai clienti la destinazione dello stesso, palesando, fittiziamente, errori negli uffici pubblici competenti.
In tali circostanze per rassicurare i loro clienti, i commercialisti, necessitavano della complicità di impiegato (in pensione dal 2008), di Equitalia spa che, avuta nella sua disponibilità la cartella esattoriale da notificare al contribuente per il pignoramento dei beni, la consegnava allo stesso studio professionale in modo da lasciare il cliente all’oscuro di ciò che stava accadendo.
In alcuni casi i tributaristi emettevano a garanzia dell’operazione assegni bancari privi di copertura o addirittura relativi a conti correnti ormai chiusi.
Nel corso degli anni il numero dei contribuenti gestiti in questo modo dai citati professionisti, é salito a cinquanta tra persone fisiche, ditte individuali e società a responsabilità limitata.
Anche la trasmissione televisiva “Le Iene” ha raccontato nel 2013 con le sue telecamere le storie di alcune famiglie di artigiani rovinate per effetto della condotta illecita dei commercialisti di Terracina.
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