Archiviato il Ferragosto, la #TerradeiBriganti vi propone un nuovo appuntamento cinematografico, questa volta con “Salvatore Giuliano”, per la regia di Francesco Rosi, giovedì 20 agosto alle ore 21, presso il Museo del Brigantaggio di Itri – ingresso gratuito.
Castelvetrano (TP), 1950: qui, in un cortile, viene ritrovato il corpo senza vita del bandito Salvatore Giuliano che, cinque anni prima, era entrato a far parte dell’esercito separatista, un movimento indipendentista mosso dal risentimento verso un potere centrale da sempre disinteressato ai problemi della Sicilia. Avanti e indietro nel tempo, con sapienti flasback, Rosi passa dalla strage di Portella della Ginestra (1947), quando i banditi spararono sulla folla riunita per festeggiare la vittoria del Blocco del Popolo alle elezioni regionali, all’arresto di Gaspare Pisciotta, luogotenente di Giuliano e al conseguente processo di Viterbo (1950).
Lo scrupolo per la verità ha portato Rosi a una modalità di racconto in cui gli elementi noti di una vicenda nodale della storia d’Italia sono esposti senza enfatizzazioni e forzature narrative. Un film-inchiesta, realizzato con una modernità espressiva che ha pochi uguali nel cinema degli anni Sessanta. Al massimo delle sue potenzialità artistiche, il regista napoletano mette a punto, insieme a Suso Cecchi d’Amico, Enzo Provenzale e Franco Solinas, una sceneggiatura dove il thriller, il documento e la ricostruzione si mescolano in maniera perfetta grazie a un geniale gioco di flashback. Il tono evocativo con cui si mette in scena il passato, il filtro da servizio fotografico usato per il ritrovamento del corpo, l’ottica cronachistico-televisiva del processo di Viterbo, risultano fusi in una struttura saldissima che non ha bisogno né di un intreccio né di un personaggio, difatti il titolo di lavorazione era “Sicilia 1943-60”.
Illuminato da un mago delle luci come Gianni De Venanzo, con tre diverse tonalità di bianconero a seconda dei momenti, e impreziosito dal montaggio serratissimo di Mario Serandrei, è il frutto più maturo di quel cinema dell’impegno politico di cui, in certo modo, contribuisce a definire i canoni.
Un lucidissimo saggio storico-antropologico sulle collusioni politiche tra delinquenza e potere centrale, su una situazione storica divisa tra omertà, velleità separatiste e banditismo, perfettamente in grado di tratteggiare scenari più che plausibili sulle motivazioni che hanno portato all’affermazione della mafia.
Dopo essere stato ignorato dalla commissione selezionatrice del Festival di Venezia, fu presentato in concorso al Festival di Berlino 1962 dove si aggiudicò l’Orso d’argento per il miglior regista.
Fu poi Vincitore di 3 Nastri d’argento: film (ex aequo con Le quattro giornate di Napoli), fotografia, musica.
Marika Vagnati
Per info:
Museo del Brigantaggio: 0771721061-www.museodelbrigantaggio.it -info@museobrigantaggio.it
Pro Loco Itri: 0771732207 -www.prolocoitri.it -prolocoitri@gmail.com
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