di Krizia Celano
Da circa un anno e mezzo, in via Annunziata a Gaeta, nell’antico complesso delle suore di clausura, è sorta “Tira la luna”, una particolare taverna dove è possibile gustare cucina tipica gaetana. Il locale si erge sui resti di un luogo di culto di epoca romana risalente al 150 a.C. e del quale ancora oggi è possibile ammirare un capitello, parte di mura affrescate, sezioni di volte ed il
L’antico tempio, originariamente a due piani, si sviluppava tre-quattro metri al di sotto del piano di calpestio ed era composto da vari ambienti collegati tra loro da cunicoli e passaggi: con l’avvento del cristianesimo, come si era soliti fare, una parte della costruzione pagana venne utilizzata come convento per le suore. Questo fa presumere che in epoca romana il livello del mare, che oggi è circa un metro al di sotto della struttura, fosse più arretrato di circa cento metri; da ricerche fatte, sembra che il tempio fosse dedicato alle divinità pagane dell’epoca, onorate per la fertilità femminile.
Inoltre, la parte retrostante all’ingresso, nel 1300-1400 fu adibita a cisterna per la raccolta dell’acqua piovana ed ancora oggi è possibile vedere i pozzi attraverso i quali le suore attingevano l’acqua; in particolare, uno dei pozzi è situato adiacente al laboratorio di produzione di ostie per l’eucarestia religiosa cristiana.
Segno del destino allora aver ricevuto a cena, inconsapevolmente, la segretaria dell’attuale Re Carlo di Borbone, pronipote di Franceschiello, impegnato attualmente a livello internazionale in questioni umanitarie. Per gentile omaggio, il Re Carlo ha provveduto ad inviare al civico 46 di via Annunziata, un libro che racconta le vicende storiche della propria famiglia ed in cui vengano annoverati anche i suoi attuali impegni.
La peculiarità di “Tira la luna”, difatti, è proprio la sua ricchezza storica, non ancora portata alla luce fino ad oggi. Spesso quando si ha molto si tende a sottovalutarlo, magari neanche sapendogli riconoscere il valore dovuto. E’ per questo, allora, che il mondo necessita di nuove vedute, di persone che sappiano avere nuovi occhi, per far rinascere l’accantonato e riscoprirlo portando alla luce la vera ed unica bellezza: quella del tempo.
Molti si chiederanno l’origine del nome, attribuita ad un vecchio proverbio gaetano ed in concomitanza con i resti dell’antico pozzo ancora visibile nel locale. A volte, quando si vuole troppo, si dice di voler la luna nel pozzo. E se si vuole la luna nel pozzo, bisogna tirarla. Perciò, concedete a voi stessi un tour tra il nuovo e l’antico, tra sapori ed odori, insomma: tirate la luna!!
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