Dopo 50 anni arriva il risarcimento ad una ex dipendente dell’ospedale di Latina per trasfusioni di sangue infetto. La sentenza della Corte di Appello di Roma è stata notificata oggi: alcune trasfusioni di sangue somministrate nel 1970 al Goretti di Latina infettarono con il virus dell’epatite C una ragazza di 25 anni.
Dopo 50 anni da quelle trasfusioni che le hanno cambiato la vita, alla donna, che oggi ha 74 anni, è stato riconosciuto un risarcimento di 450mila euro per il grave danno alla salute, che sarà pagano dal Ministero della Salute, reo di non aver vigilato. La Corte di Appello di Roma ha accolto il ricorso dell’avvocato Renato Mattarelli che ha assistito la donna anche nel primo grado di giudizio che si era concluso con una condanna ad un risarcimento di 100mila euro.
I giudici della Corte hanno ritenuto fondato la tesi dell’avvocato Mattarelli che ha evidenziato come nella sentenza appellata, il Tribunale di Roma avesse tenuto conto solo del danno al fegato (rovinato dall’epatite C) e non anche del maggior pregiudizio psichico della donna conseguente alla depressione da consapevolezza del contagio. L’avvocato Mattarelli ha ottenuto una rilettura scientifica della relazione medica (del consulente tecnico nominato in primo grado dal Tribunale di Roma) evidenziando che risultava documentato il disagio psichico della donna che doveva, e deve, ogni giorno ripercorre i 50 anni dalle trasfusioni ad oggi con i sensi di colpa di chi potrebbe aver contagiato, seppur inconsapevolemente fino alla scoperta della propria infezione, le persone con cui è entrata in contatto.
Fra le paure che indicono la professionista di Latina a chiudersi all’esterno e a rifiutare anche le forme elemaentari di contatto vi è quella di aver potuto a sua volta contagiare i pazienti con cui è entrata in contatto durante il lungo rapporto di lavoro con il Goretti di Latina.