Un 82enne di Latina è stato contagiato dalla moglie con cui ha poi divorziato. Scopre di essere stato contagiato ed ammalato dopo quasi 36 anni dalla separazione.
A lui andrà un maxi-risarcimento di quais 600 mila euro. Lo ha stabilito il Tribunale di Roma con sentenza n. 13503 di oggi 19 settembre 2022 che ha condannato il Ministero della Salute per quelle trasfusioni di sangue infetto dal virus dell’epatite C somministrate alla moglie nel 1982.
Da quasi 40 l’anziano pontino aveva interrotto ogni rapporto con la moglie, anche essa di Latina, deceduta 15 anni fà proprio per la degenerazione dell’epatite C contratta durante un ricovero.
L’82enne aveva archiviato completamente il matrimonio fallito decenni prima e quel difficile rapporto con la moglie morta poiché contagiata dal letale virusa dell’epatite C.
Solo nel 2014 l’uomo è risultato positivo al virus HCV, durante esami del sangue di routine, ed ha iniziato a curarsi da quella malattia, oggi evoluta in cirrosi e tumore al fegato.
Soprattuto l’anziano si chiesto più volte cosa potesse averlo contagiato e per questo si è rivolto all’avvocato Renato Mattarelli che attraverso informazioni incrociate e deduzioni scientifiche ha avviato una complessa ricostruzione aggravata dalla impossibilità di acquisire informazioni dalla moglie deceduta.
La ricerca è terminata con una grande sorpresa per l’82enne: la ex moglie non solo era morta di cirrosi epatica ma anche che, molto probabile, la malattia era conseguenza di un contagio da trasfusioni di sangue.
Insomma la moglie era morta portando con se un segreto mai rivelato al marito: era poratrice di un virus letale anche nel periodo in cui era sposata con l’82enne pontino!
Sulla base di tali dati nel 2019 l’avvocato Mattarelli ha avviato una causa per il cd. “danno indiretto o da rimbalzo” per cui l’anziano di Latina non sarebbe mai stato contagiato dalla moglie (evidentemente in via sessuale) se questa non fosse stata contagiata dalle trasfusioni di sangue infetto del 1982!
Per la sentenza, che a 40 anni dai fatti ha riconosciuto all’uomo complessivamente 600mila euro <<…non vi è dubbio che, sulla base delle produzioni in atti e degli accertamenti medici d’ufficio, può essere ravvisata sia la sussistenza di un nesso causale tra le trasfusioni e la patologia contratta…sia la conseguente responsabilità del Ministero convenuto. Per quanto attiene alle cause che hanno determinato la contrazione del virus, il nesso causale con la patologia contratta dalla ex moglie a seguito delle trasfusioni del 1982 può ritenersi accertato giudizialmente in forza del principio della verosimiglianza nonché per la mancata prova dell’esistenza di altre possibili situazioni produttive del contagio…>>.
Ora resta il più grave dei problemi: la salute! Infatti lo stato di avanzamento dell’epatite C in epatocarcima non consente all’82enne di curarsi con i farmaci di nuova generazione che possono eradicare il virus e azzerare la sua capacità di replicazione.
Comunicato stampa
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