Nell’ambito della manifestazione “La Terra dei Briganti”, sabato 1 agosto alle ore 19, all’interno della suggestiva cornice del Castello Medievale di Itri, sarà inaugurata la mostra “Tre secoli di iconografia del Brigantaggio”, a cura della Pro Loco di Itri e del Dott. Giuseppe Pennacchia.
La mostra sarà visitabile fino al 30 agosto, tutti i giorni dal martedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20.
Giuseppe Pennacchia, pronipote di Fra’ Diavolo, ormai da molti anni è avvinto dal mondo dei briganti, un mondo poi non tanto antico, che apre una finestra su luoghi reconditi, campagne e boschi, monti e cascate, viottoli di campagna che incrociano ruderi e antiche edicole. Luoghi della solitudine e della lontananza, di cui la memoria sembra si sia persa, anche se la tradizione continua a narrarla, magari a bassa voce, per non disturbare la Storia fatta di grandi imprese e scoperte scientifiche, ma anche protagonista di tragedie, conquiste e sottomissioni.
La mostra iconografica presenta immagini di briganti dal ‘600 al ‘900 inoltrato. Si va dalle realizzazioni di quella folta schiera di artisti stranieri, per lo più fiamminghi e olandesi, residenti a Roma, i cosiddetti “Bamboccianti” (da Pieter van Lear, detto appunto il “Bamboccio”), che anticipano nelle loro realizzazioni un certo naturalismo di stampo quotidiano, che rifugge dai temi della mitologia, ma non da quella aurea di leggenda che sfocia nell’epica, ad artisti di stampo neoclassico, ma romantico nel profondo, per esempio i due Pinelli (Bartolomeo e Achille), che ancora ci restituiscono un modello mitizzante del brigante, che continuerà a incontrare le aspettative avventurose dei viaggiatori del Gran Tour e oltre. Con l’affievolirsi del romanticismo, si farà strada il realismo, che si tradurrà, infine, nelle immagini crude della stampa popolare, della “Domenica del Corriere” e addirittura dei fumetti, ai quali si è dedicato l’itrano Davide Manzi di cui, stavolta, saranno però esposti alcuni acquerelli e vari ritratti di Fra’ Diavolo.
L’obiettivo di questo excursus iconografico lungo tre secoli è ridare corposità a fenomeni sommersi, dispersi e dimenticati, creando una narrazione visiva, corroborata, tra l’altro, da un sottofondo musicale, scelto da Pennacchia in persona.
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