“Maritè non morde” è una lunga lettera che Veronica -l’autrice- scrive innanzitutto a se’ stessa, per colmare con l’urgenza della scrittura il senso di angoscia che tutti proviamo quando la vita ci sferza con la sofferenza. Poi scrive a Marite’, la sua bambina nata con la sindrome di Down, la cui tenerezza e forza, che tra le pagine del libro piano piano viene fuori, ci prende il cuore e ci fa desiderare di conoscerla, questa bambina che affronta prove molto dure con il sorriso delle persone che chiedono alla vita la gioia e con il coraggio di un supereroe.
Ed infine scrive a noi, ci chiama, ci invita ad informarci sul significato del “cromosoma in piu’”, a superare i pregiudizi e a farci parte attiva per consentire ai bambini – e poi ragazzi e uomini e donne adulti con sindrome Down – la possibilità di programmi assistenziali mirati, per poter studiare, lavorare e vivere una vita piena e stimolante.
Veronica Tranfaglia racconta in questo libro (edito da Aliberti) una vicenda reale, la nascita inaspettata di una bimba con sindrome Down: accade, in questa vicenda, che dopo un primo momento – in cui il tempo e’ un tempo diverso da quello biologicamente naturale, e prevalgono paura, rabbia e stanchezza -, l’imprevedibile determina l’imponderabile: la possibilità di prendere coscienza della parte piu’ autentica della nostra esistenza, della nostra identità piu’ profonda, anche in un contesto sociale difficile come quello attuale.
E l’impegno sociale e’ già una realtà: parte del ricavato del libro è destinato ad un centro di ricerca del CNR di Bari, al fine di supportare gli studi scientifici relativi alla “Nutraceutica per la sindrome di Down”, e si puo’ restare aggiornati su questi progetti di ricerca ed altre iniziative seguendo la pagina fb che prende il nome dal libro.
Di Pina Sciarra