a cura di G.Sciarra
“Non si vive che una volta sola”… E’ da questo aforisma di Goethe che prende avvio il romanzo della scrittrice americana Nancy Horan, “Mio amato Frank”, la storia vera e documentata dell’amore profondissimo tra il piu’ grande architetto del ‘900, Frank Lloyd Wright e Martha (“Mama”) Borthwick Cheney.
La relazione che li uni’ per tantissimi anni fu, per l’epoca, particolarmente scandalosa: tutti e due con famiglia e figli (lui ne aveva sei), fuggirono in Europa –pur con drammatici tormenti interiori-, perseguitati dai cronisti, sfidando la morale, le norme civili, la società ed il loro stesso destino. Entrambi con la convinzione che la prova della grandezza di una persona è la “capacità di stare in piedi da sola, di fare, sempre e comunque, una scelta individuale, di stabilire a cosa rinunciare, rischiare in proprio, rischiare finanche l’autodistruzione, pur di scegliere personalmente la propria felicità”.
Protagonista di questa storia, insieme ai due personaggi, è l’ambientazione: le famose “case di prateria” dei dintorni di Chicago, la grandiosa urbanizzazione di Berlino, le precise e calde “simmetrie” dei colli toscani, il fascino delle dimore giapponesi e il paesaggio e la natura selvaggia del Wisconsin –i boschi e i Grandi Laghi, gli alberi, i deserti e le distese di ghiaccio -, tutto partecipa alle emozioni dei due amanti, determina i loro stati d’animo e le loro azioni: Taliesin (in onore del primo poeta celtico del VI secolo), si chiamava la casa, allora -prima che la loro storia assumesse la cadenza inesorabile di una tragedia greca- tempio e testimonianza del loro amore e del suo genio, attualmente sede della Fondazione e modello di quel concetto di “architettura organica” che vuole le abitazioni progettate in armonia tra l’”uomo” e la “natura”.
In nome della forma piu’ nobile di amore, quella che combina in sé “lo spirituale e l’erotico, che libera ed approfondisce la personalità, e che, quando lo si incontra, vanta un diritto assoluto su tutti gli altri sentimenti” si puo’ arrivare a mettere in gioco quanto vi è di piu’ caro, perché “l’amore perfetto fa valere i propri diritti nella vita di ciascun essere umano”.