di Orazio Ruggieri
Questa volta non c’è alcun momento autoreferenziale a evidenziare la qualità del servizio. A sottolineare l’eccellenza operativa dell’Unità di Chirurgia Generale dell’Ospedale “Dono Svizzero” di Formia è niente poco di meno la capitale europea della Cultura, quella Matera che ha costruito la sua fortuna mondiale sul fascinoso richiamo esercitato dagli inimitabili “Sassi” e dal quel clima di accoglienza presepiale che la sua configurazione paesaggistica porge ai sempre più entusiastici visitatori della
cittadina lucana. E da Matera, in occasione del recente Congresso nazionale dell’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani, hanno sottolineato che l’U.O.C. di Chirurgia generale dell’ospedale “Dono Svizzero” di Formia si è affermata come centro di riferimento per il trattamento mininvasivo della calcolosi della colecisti e delle sue complicanze.
Nell’ultimo biennio sono stati infatti eseguiti 467 interventi di colecistectomia laparoscopica di cui 112 per complicanze infiammatorie gravi. La struttura in oggetto è, ad oggi, un centro ad alto volume e, come tale, si è dotata di un dispositivo innovativo che coadiuva il chirurgo nella scelta della migliore strategia operatoria, garantendo al tempo stesso una maggiore sicurezza per i pazienti. Si tratta di sistemi ottici specifici che utilizzano il verde di indocianina, una sostanza in grado di emettere fluorescenza nello spettro del vicino infrarosso, e che consente di visualizzare ciò che non è visibile in normale luce bianca. Il suo impiego in ambito chirurgico è sempre più diffuso: permette la visualizzazione dei vasi sanguigni, delle vie biliari e del sistema linfatico. Nell’unità operativa, diretta dal giovane e pluriesperto dott. Vincenzo Viola, viene impiegata sia nell’ambito della chirurgia colo-rettale per la scelta del tipo di resezione nei pazienti affetti da neoplasie del colon, sia soprattutto per il trattamento dei pazienti affetti da calcolosi della colecisti complicata. Dai dati raccolti nell’ultimo biennio è emerso che l’utilizzo del verde indocianina ha consentito di ridurre i tempi operatori, quindi i tempi dell’anestesia e, cosa più importante, di ridurre le complicanze grazie a una corretta visualizzazione in fluorescenza delle vie biliari. Questo ha permesso agli operatori, inoltre, di abbattere fino quasi ad azzerare, la necessità di passare all’intervento tradizionale, laparotomico, ovvero l’incisione ampia della parete addominale che aumenta il dolore post-operatorio, inficia la qualità di vita del paziente e la sua possibilità di recupero con conseguente ritardo nella ripresa delle normali attività quotidiane e di quelle lavorative. Più che lusinghieri i commenti per i risultati positivi ottenuti grazie all’impiego di questa nuova tecnica da parte dei partecipanti al recente congresso nazionale dell’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani tenutosi, appunto, in terra lucana. “Auspichiamo che questa promettente tecnologia –ha commentato in proposito il direttore dell’U.O.C., Vincenzo Viola- ci consenta di continuare a migliorare i risultati clinici finora ottenuti e di poterla impiegare in futuro anche in altre tipologie di interventi”. Un esempio, a nostro avviso, di come la preparazione professionale, la deontologia comportamentale e lo slancio umanitario verso il paziente possano sopperire o, comunque, integrare alla carenza strutturale di Formia, già da tempo.
Si auspica, a questo proposito, la realizzazione dell’ospedale del mare. Nonostante il “dono Svizzero” venga considerato un ospedale “periferico”, al momento ha le peculiarità di un ospedale di eccellenza dove si svolgono attività ad alto livello. Durante la
tavola rotonda tenutasi in occasione del congresso di Matera, l’encomio rivolto dalla Commissione e dal presidente stesso, il dott.
Viola ha espressamente risposto, nonostante lo conosciamo come medico di poche parole : ”Cari colleghi e caro presidente, è vero che la mia lungimiranza e la capacità di andare in giro per migliorare gli standard delle novità tecnologiche abbiano caratterizzato i risultati del mio operato e del mio reparto, ma sono io a ringraziare tutto l’ospedale di Formia, tutti i miei collaboratori, tutto il blocco operatorio, gli anestesisti, tutto il mio reparto che mi supportano e mi sopportano anche perché il mio carattere non è facile. Io, da solo, posso solo correre ma, tutt’insieme, vi prometto che andremo molto più lontano”.
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