Sento di dover partire da qui, da questo noto proverbio africano per descrivere quello che sta succedendo da qualche giorno nella nostra testa, nella nostra città e soprattutto nel nostro cuore.
Il 21 ottobre appare sul mio telefonino come su quello di altri un’icona whatsapp, l’ennesimo gruppo che mi farà impazzire e con migliaia di faccine e messaggi è la prima cosa che ho pensato io e forse non solo io.. e invece non era affatto il solito. Era la pediatra di mia figlia che ci inviava un messaggio accorato, che oggi in tanti conoscono perché diventato virale, in cui chiedeva un aiuto, economico, per la piccola Melisa e la sua famiglia.
Non c’è voluto neanche un secondo per scrivere Certo! ed inoltrare in maniera compulsiva a mamme e papà, amici, parenti, colleghi e così via…
Valeria è il nome della Pediatra, con la P maiuscola, che non ha avuto un attimo di esitazione “le sto provando tutte”.
Si sono attivate tante persone per stima e fiducia nei confronti di Valeria, per conoscenza e affetto nei confronti della famiglia, ma non solo. E’ successo anche qualcosa di più. In tanti ci siamo sentiti parte di una comunità. Una comunità che si risveglia al suo diritto e dovere di veder crescere i propri bambini e le proprie bambine, saperli protetti, al sicuro in grado di vivere serenamente la propria infanzia.
Una comunità vera, basata su valori umanistici che attraversano religioni e appartenenze politiche linguistiche e culturali di ogni sorta, si sente minacciata quando questo diritto dovere è a rischio. E allora si alza in piedi e reagisce. “Le prova tutte”.
Melisa ha bisogno di un intero villaggio per crescere. Questo villaggio siamo noi. Medici, genitori, Associazioni, Attività produttive, Amici, Figli, Compagni di scuola.
Tutto questo è avvenuto perché un medico ha avuto il coraggio di rispondere ad una richiesta di aiuto, ma anche perché una famiglia ha avuto il coraggio di chiedere aiuto. Questo non dobbiamo dimenticarlo mai. Che le cose succedono quando decidiamo di aprirci agli altri, quando consideriamo gli altri specchi attraverso i quali riconoscere i nostri limiti ma anche la nostra natura più pura e illuminata. Umana.
Ora l’obiettivo per il quale ci stiamo commuovendo ed emozionando ogni giorno, per il quale dobbiamo chiedere scusa ai nostri familiari e figli se ci vedono continuamente distratti e pensierosi è solo uno e lo dobbiamo ribadire forte e chiaro: raggiungere la somma che permetta a Melisa di operarsi ed alla sua famiglia di accompagnarla e starle accanto. Dietro le raccolte che si stanno organizzando nelle Scuole, nei negozi, tramite gruppi su fb come Gaeta Aiuta, in prima linea dal primo momento, e tramite le associazioni in contatto con la dottoressa Favi c’è e ci deve essere solo questo. Abbiamo più di un mese di tempo e sappiamo già che ce la faremo. E sappiamo anche già che grazie alla storia di Melisa ce la faranno tutti i bambini e le bambine che ci risveglieranno al nostro dovere.
Eliana Talamas
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