Fino al 2017 era stato il comune più devastato dagli incendi nel Lazio. Uno dei più colpiti dal fuoco boschivo, addirittura, tra i primi in Italia.
Finora, e siamo giunti a metà settembre, pare che la tendenza sia, per lo meno fino ad oggi, cambiata in maniera notevolissima. E questo grazie alle condizioni climatiche e ambientali favorevoli, nonché all’azione sinergica di strutture istituzionali preposte al controllo e alla salvaguardia del patrimonio naturale, come gli agenti forestali, da poco ribattezzati Carabinieri Forestali, associazioni di diverse categorie (allevatori, operatori del mondo agricolo, azienda faunistica “Fra’ Diavolo”, Parco degli Aurunci, A.T.C. LT 2, ed Amministrazione Comunale di Itri, i quali riuniti tutti intorno ad un tavolo, e coordinati dal Lgt.C.S. Giuseppe Pannone, hanno probabilmente capito che la prevenzione antincendio boschivo si pone al primo livello delle azioni di contrasto a tali fenomeni, oltre la bonifica dei fondi rurali e della ripulitura dalla vegetazione stagionale delle banchine stradali sia pubbliche che private.
Ma a dirigere questa operazione tanto meritevole c’è stata l’oculata scelta di far scendere in campo il Comandante della Stazione Carabinieri Forestali di Terracina, Giuseppe Pannone, che, nel corso della sua lunga carriera professionale, ha sempre operato anche fuori della sua struttura giurisdizionale , vale a dire, fuori dai territori comunali di Terracina, San Felice Circeo e Sabaudia e Pontinia, per lodevoli progetti quali INFC (Inventario forestale nazionale e riserve di carbonio); qualifica di Formatore DOS (Direzione operazioni spegnimento) quindi docenza per i volontari AIB; docenza per SSIR (Siti smaltimento illecito rifiuti) tanto per citarne alcune.
Tutto è partito sulla scorta di un’analisi condotta con meticoloso scrupolo dal famoso comandante Ultimo, l’ufficiale dei Carabinieri che condusse la brillante operazione che portò all’arresto di Totò Riina. “Dai servizi segreti al Comando per la tutela forestale ambientale e agroalimentare, cioè l’ ex Corpo Forestale assorbito dall’ Arma dei Carabinieri. Questa -scriveva, nel 2017, il quotidiano “Il Tempo”, diretto da Gian Marco Chiocci- era la nuova destinazione del capitano Ultimo, Sergio De Caprio, che aveva da poco lasciato l’ Aise, l’ Agenzia di informazioni e sicurezza esterna.
Il carabiniere, noto per l’ arresto di Totò Riina, è stato destinato a «disposizione del Cutfaa», l’ acronimo della struttura istituita a ottobre del 2016 e che ha appunto assorbito funzioni e personale del Corpo Forestale, con un procedimento che si è concluso il 1 gennaio di quest’ anno.
Nel nuovo Comando sono confluiti anche i reparti specializzati dell’ Arma, quindi il Comando carabinieri politiche agricole e alimentari e il Comando carabinieri per la tutela ambientale (Noe), dove proprio ultimo era vice comandante prima di transitare all’ intelligence”. Fin qui quello che scriveva Gian Marco Chiocci su “Il Tempo”.
Ebbene, la lungimiranza del noto inquirente e la sua ferma volontà di applicarsi in qualsiasi ruolo fosse stato chiamato, lo hanno portato a individuare, in quattro province italiane (Imperia, Latina, Cosenza, Salerno) il ripetersi di fenomeni identici per quanto riguarda la tempistica e la tipologia degli incendi boschivi.
Sulla scorta di questi attenti studi, il comandante Ultimo ha diramato la sue conclusioni intese come indirizzo operativo. E a raccoglierne, con entusiastica convinzione, tra i responsabili dei comandi forestali di tutta Italia, c’è stato il Lgt. C.S. Giuseppe Pannone.
Costui, applicandosi in un impegno continuo e assillante che lo ha portato a confrontarsi con referenti di associazioni e di categorie, ha fatto rendere conto a pastori e a cacciatori, tanto per citarne alcune, che a nessuno giova favorire o “coprire” gli incendiari.
Agli allevatori gli incendi boschivi vanno a limitare la superficie adibita al pascolo per cui, mancando i presupposti territoriali, gli imprenditori del settore non possono né esercitare l’attività in dette aree per 10 anni, né avere accesso ai fondi europei. Altrettanto dicasi per l’attività di un’azienda faunistica che non troverebbe giustificazione, né tolleranza alcuna se le manifestazioni da essa promosse andassero a insistere su terreni attraversati dal fuoco, per la cui riutilizzazione occorrono, per legge, ben dieci anni.
Addirittura la sopravvivenza stessa dell’Azienda, senza un sufficiente territorio “sano”, cioè non attraversato dal fuoco, non potrebbe essere autorizzata, e siccome Itri le attività suddette trovano sul suo vasto ma martoriato territorio ampia diffusione, ecco allora che appare rigorosamente necessario che, oltre a evitare la pratica delle suddette attività nelle aree già attraversate dal fuoco, ci si preoccupi di collaborare con le strutture istituzionali per prevenire la piaga degli incendi boschivi, fino al 2017 autentico fenomeno distruttore di centinaia di ettari di superficie rurale, montana ma soprattutto boschi.
In questa ottica il comandante Pannone si sta attivando, forte della considerazione professionale e operativa che i suoi superiori hanno riposto in lui, veterano e guida collaudata dei Forestali a ogni latitudine e altitudine in tutta l’italica Penisola.
E, guarda caso, per ora i risultati gli stanno dando ragione, confermando la valenza della sua azione intelligentemente preventiva, con il coinvolgimento dei responsabili delle attività di cui sopra, e, al tempo stesso, attentamente repressiva del crimine quando questo ha mostrato qualche timido tentativo di insorgente reiterazione, subito bloccato. Sarà il bilancio finale a quantificare la bontà della sua opera e a far giungere ai suoi colleghi operativi in tutta Italia un prezioso vademecum operativo di cui le persone illuminate e mentalmente lungimiranti sapranno e vorranno fare immediato e pieno uso.
A seguito di questi risultati, si avverte nel popolo itrano un grande senso di apprezzamento dell’operato fin qui svolto, nonché un compiaciuto orgoglio di non vedersi dilaniato il proprio territorio dal fuoco, con l’auspicio di vedere tra qualche lustro questa Itri in una bella cornice di rigogliosi boschi di macchia mediterranea, che ne consentono una vivibilità molto migliore in ordine alle temperature, all’ossigeno, alla flora e fauna e molto molto meno rischi idrogeologici e alluvioni in caso di piogge violenti. Non trascurando l’enorme superficie agro-forestale che rientrerebbe nel pieno esercizio degli allevatori e di altre categorie, apportando serenità e redditi. .
I segnali ottimistici in tal senso vanno colti nella sempre crescente scelta di affidare, là dove l’orografia del territorio lo consente, lo smaltimento degli sfalci da potatura con l’interramento tramite tranciatrice anziché il loro abbruciamento. Si coglie anche il diffuso “tam tam” che sta portando la gente a informarsi sui termini calendaristici in cui è possibile tornare a praticare l’abbruciamento nelle zone inaccessibili ai mezzi meccanici.
Un grazie anche dalla redazione al Lgt.C.S. Giuseppe Pannone e alla amministrazione da lui rappresentata.
Orazio Ruggieri