Casa Editrice: Edizioni Helicon
Genere: Raccolta di racconti
Pagine: 316
Prezzo: 20,00 €
Se siete alla ricerca di un libro che vi intrattenga, ma che allo stesso tempo non sia banale e che vi faccia riflettere, la raccolta di racconti di Lorenzo Oggero è il libro che fa per voi. Stiamo parlando di “Non c’è due senza uno. Ventitré racconti”, da poco disponibile in tutte le librerie e negli store on line. I singoli racconti mettono il lettore di fronte ad una riflessione su sé stesso e sul tipo di relazione, sentimentale o in generale sociale, che intrattiene con l’altro. Nonostante l’opera si presenti come una lettura profonda dell’animo umano e delle relazioni tra gli individui, il lettore non deve spaventarsi o cadere nell’errore di pensare di avere tra le mani un libro di difficile comprensione. Anche se i temi trattati sono profondi e complessi, lo stile di scrittura di Oggero sa mettere il lettore a proprio agio, permettendogli di godere di una certa sfumatura ironica, delle diverse citazioni artistiche o musicali, o ancora della raffinatezza linguistica che l’autore sa inserire senza risultare lezioso. Abbiamo detto che si tratta di ventitré racconti, tutti con un filo che li tiene uniti, che è poi il grande tema della relazione. L’opera non è solo questo. Le relazioni implicano anche i sentimenti e insieme ai sentimenti tutta una serie di sfumature dello stato d’animo. Ecco, se dovessimo sceglierne uno tra tanti, possiamo dire, che l’intera narrazione di Oggero è continuamente pervasa da un senso di malinconia, che però sfuma verso la dolcezza, mai nella tristezza, nell’amarezza o nella disperazione. Anzi, la malinconia è una grande compagna di viaggio, tant’è che in un passaggio significativo, si legge: «La malinconia… sarà pure l’umor nero, sarà pure la bile nera, ma è anche la felicità di essere tristi». Questa citazione ci serve anche a mettere in evidenza la grande maestria narrativa di Oggero, che è un cultore della lingua. Ne conosce le sfaccettature e sa usarla e plasmarla in base alle sue esigenze narrative. La lingua è l’altra grande protagonista di questa storia. Cosa sarebbero le relazioni senza il linguaggio, senza il segno linguistico? Sarebbe solo suoni privi di senso. Saperla padroneggiare è importante, ci dà l’indirizzo da seguire, ci indica l’obiettivo, ma a volte può capitare che ci si senta sopraffatti, come accade nel racconto quasi surreale de “La penna d’oro”, in cui l’esistenza del protagonista è totalmente assorbita e influenzata dalla parola. In conclusione, qual è l’obiettivo di quest’opera? Qual è lo scopo ultimo a cui vuole giungere l’autore? È lui stesso a rivelarlo parlando nell’introduzione ai suoi racconti: “Il desiderio di alcuni è commuovere, di altri divertire, di tutti raccontare e suscitare la complicità del lettore”. Se desiderate trovare quella complicità, non vi resta che leggere i ventitré racconti di Lorenzo Oggero.
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