La domanda di fondo della tre giorni di confronto è se esistono differenze significative tra soggetti che praticano attività subacquea normovedenti e soggetti con perdita visiva acquisita o non vedenti dalla nascita in termini di equilibrio. A tal proposito sarà firmato il protocollo d’intesa con la cattedra di otorinolaringoiatria dell’Università di Siena e con l’Associazione italiana di otorinolaringoiatria subacquea. Lo studio “Spatial static kinetic receptor in blindness disability” sarà avviato con i subacquei non vedenti e i tecnici dell’associazione Albatros. “I nostri ragazzi – spiega Paola Pinto, presidente dell’associazione – entrano in acqua accompagnati da istruttori qualificati e se toccano una specie possono riconoscerla grazie a tavole in braille tenute dagli accompagnatori, sulle quali sono descritte tutte le caratteristiche”.
Un modo per “vedere” ugualmente cosa c’è in fondo al mare, insomma, perché sulle schede sono riportate specie, caratteristiche e colore oltre al nome in latino. A Ventotene i protagonisti saranno in tre, ma in tutta Italia sono ottanta a fare immersioni pur non avendo la vista. Alla firma del protocollo prenderà parte anche il sindaco, Giuseppe Assenso, insieme a Walter Livi, titolare della cattedra a Siena e Paolo Marcolin, presidente di Otosub. Nel corso del raduno, inoltre, si tratterà di patologia dell’orecchio e della tuba di eustacchio, della chirurgia per migliorare l’aerazione dell’orecchio medio, di compensazione, ma anche di apnea , di come prevenire gli incidenti, di immersioni dopo chirurgia degli organi del distretto testa-collo, di immersione ricreativa e tecnica, infine di trattamento con ossigenoterapia iperbarica nella chirurgia ricostruttiva .
Fronte il Messaggero
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