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Primo Piano

Viaggiando nella storia: Sperlonga, uno degli 8 borghi più belli d’Italia

di Krizia Celano

Annoverato come “borgo più bello d’Italia” insieme ad altri sette comuni, la cittadina di Sperlonga è una fonte infinita di risorse.

Situata sul litorale del mar Tirreno e parte del golfo di Gaeta, Sperlonga mostra un percorso storico risalente al primo paleolitico. Secondo la tradizione, presso Sperlonga sorgeva la città di Amyclae, fondata dagli Spartani.

In età romana sorsero nel territorio numerose ville, la più celebre delle quali è quella appartenente all’imperatore Tiberio, comprendente una grotta naturale modificata e decorata con sculture del ciclo dell’eroe omerico Ulisse. Le ville erano, inoltre, centri di produzione per l’industria della pesca (vasche per l’allevamento).

Nel VI secolo i ruderi della villa imperiale furono adoperati come rifugio dagli abitanti del luogo, ma il paese si sviluppò intorno ad un castello sul promontorio di San Magno, uno sperone dei monti Aurunci, a difesa dalle incursioni via mare dei Saraceni, prendendo il nome dalle numerose cavità naturali della zona (speluncae).

Il nome del castrum Speloncae appare in un documento del X secolo: il castello comprendeva una piccola chiesa dedicata a san Pietro, patrono dei pescatori. Intorno al castello si sviluppò progressivamente il paese per cerchi concentrici. Nell’XI secolo l’abitato fu cinto da mura, ora scomparse, ma di cui restano due porte: la “Portella” o “Porta Carrese” e la “Porta Marina”: entrambe portano lo stemma della famiglia Caetani.

Tuttavia Sperlonga restò un piccolo paese di pescatori, continuamente minacciato dalle incursioni dei pirati i quali, come ricordano i murales del paese, arrivarono a rapire i suoi abitanti per ridurli in schiavitù. Malgrado la costruzione di una serie di torri di avvistamento in funzione di difesa costiera, la cittadina venne distrutta una prima volta nel 1534 dal pirata ottomano Khair Ad-Dìn, detto il Barbarossa, e una seconda volta, sempre ad opera dei pirati ottomani, nel 1622.

Il piccolo borgo però, ricostruito fra il XVII e il XIX secolo, assunse la forma attuale (cosiddetta “a testuggine”) e vennero erette chiese e palazzi signorili.

Appartenente da secoli al Regno di Napoli e poi al Regno delle Due Sicilie, esso era compreso nell’antica provincia di Terra di Lavoro, in particolare nel Distretto di Gaeta. Anche dopo la sconfitta militare di Francesco II di Borbone ad opera di Garibaldi e la successiva annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna (diventato nel 1861 Regno d’Italia), Sperlonga continuò a far parte della sopraddetta provincia. Nel 1927, volendo il regime fascista ridimensionare la provincia di Terra di Lavoro, il territorio Sperlongano venne annesso al Lazio ed in seguito divenne provincia di Latina.

La cittadina presenta diverse architetture religiose, come la chiesa di Santa Maria, esistente già dal 1135 e la chiesa della Madonna Assunta, eretta a posteriori. Inoltre, il palazzo Sabella fu la dimora di Papa Clemente VII nel 1379.

Il Museo Archeologico di Sperlonga, invece, annesso all’area della Villa, è stato realizzato agli inizi degli anni Sessanta per ospitare i pregevoli reperti scultorei rinvenuti negli scavi condotti nel sito a partire dal 1957. La raccolta comprende i celebri gruppi marmorei in cui sono state finora identificati quattro episodi dell’epos omerico: l’assalto di Scilla alla nave di Ulisse, l’accecamento del ciclope Polifemo, il ratto del Palladio e Ulisse che solleva il cadavere di Achille. Dunque, una vera Odissea di marmo che costituisce una delle testimonianze più affascinanti per la conoscenza del mito di Ulisse nell’arte antica. Le sculture rinvenute in migliaia di frammenti, sono frutto di un lungo lavoro di restauro non ancora compiuto. E’ probabile che tutti i gruppi siano opera di tre famosi scultori rodii, Atenodoro, Agesandro, e Polidero, autori anche del celebre Laooconte oggi in Vaticano, cui Tiberio commissionò le decorazioni. Nel Museo sono esposti altri pregevoli reperti, in gran parte scultorei, riferibili all’apparato ornamentale della villa (immagini di divinità, ritratti, soggetti mitologici) oltre che suppellettili e manufatti che documentano l’ininterrotta continuità di vita del complesso fino all’età tardo-antica.

La residenza imperiale – di cui rimangono a Sperlonga ancora cospicui resti – si sviluppava per oltre trecento metri di lunghezza lungo la spiaggia di levante e comprendeva, oltre ai quartieri di servizio e quelli più propriamente abitativi, un impianto termale, manufatti per le riserve d’acqua e un attracco privato.

Molte sono le attrattive di cui Sperlonga è dotata e molti sono i segni ancora visibili della sua vita passata.

Difatti, non c’è rinascita senza una vita precedentemente vissuta e non si ha la possibilità di ricordarne i momenti se essi non sono stati importanti tanto da lasciare il segno nel presente.

La popolazione del piccolo borgo pontino ha lottato per ottenere ciò di cui ed in cui vive quotidianamente; ciò ha permesso loro di apprezzarlo sempre più ma soprattutto preservarlo.

Infatti, è compito dei cittadini e degli amministratori di Sperlonga la salvaguardia di questo pregevole patrimonio nonché il consolidamento del valore dell’ospitalità. La cura della vita e della felicità degli uomini, e non la loro distruzione, come pensava Thomas Jefferson, è l’unico legittimo obiettivo del buon governo.

redazione

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