Terremoto in casa Volkswagen: la casa automobilistica costretta a chiudere lasciando a casa i dipendenti, cosa succede.
Volkswagen è fra le case automobilistiche più famose e apprezzate al mondo; uno dei colossi tedeschi che con il tempo si è fatta strada riuscendo a conquistare gli amanti delle quattro ruote. Tuttavia, il mercato automobilistico in questi mesi ha subito bruschi cambiamenti e ha dovuto rinunciare a qualcosa per rientrare nelle spese; la crisi ha colpito anche la casa tedesca che si trova ora messa all’angolo.
A scatenare il terremoto è stata sicuramente anche la spietata concorrenza dell’auto elettrica: le case cinesi si sono mostrate molto più avanti da questo punto di vista, riuscendo a portare sul mercato un’automobile più economica e con un minore impatto ambientale grazie al motore elettrico.
Questo si aggiunge però alla crisi energetica cui la casa di produzione tedesca è andata incontro nel 2022, per non parlare del conseguente calo delle vendite dovuto al tentativo della stessa di mettere sul mercato autovetture alimentate a batteria che non hanno incontrato, per la maggiore, il favore dei consumatori; ciò non ha fatto altro che acuire la crisi. Tutto questo ha portato una necessaria rimodulazione e gestione dei costi di produzione. E ciò, ci porta al punto a cui siamo oggi. La scelta della casa di produzione tedesca è forzata ma necessaria: annunciata la chiusura di tre fabbriche e previsti licenziamenti.
Volkswagen nella bufera: la casa automobilistica chiude battenti?
La casa automobilistica Volkswagen con sede in Germania, precisamente a Wolfsburg, sta prendendo in considerazione l’idea di chiudere alcuni degli stabilimenti in cui è in opera la produzione per rientrare nei costi. La chiusura comporta ovviamente un taglio del personale, cosa che non renderà per nulla felici i lavoratori che si ritroveranno senza lavoro da un momento all’altro.
Il quotidiano Handelsblatt fa inoltre sapere che sarebbe anche prevista una diminuzione degli stipendi pari al 10%, oltre un probabile congelamento del salario per due anni. L’intento di questa ‘strategia’ è quello di recuperare quanto perduto in questo periodo di crisi.
Con conseguenti tagli agli stipendi dovuti anche alla chiusura dei tre stabilimenti tedeschi, il rientro economico dovrebbe essere di circa 4 miliardi. Vi sono naturalmente trattative in corso con i sindacati, al fine di riuscire a tutelare al meglio la figura dell’operaio che attualmente vede incerto il suo futuro.